LA DONNA E IL SOCIALISMO

August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.19 Giugno 2020
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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LA DONNA NEL PRESENTE . 9

STATO E SOCIETÀ

L'evoluzione sociale ha assunto negli ultimi decenni, in tutti gli Stati civili del mondo, una rapidità accelerata ancor più dai progressi fatti in tutti i campi dell'attività umana, sicché i nostri rapporti sociali sono arrivati ad uno stato finora mai conosciuto di irrequietezza, di fermento, di dissoluzione. Le classi dominanti si sentono mancare il terreno sotto i piedi, e le istituzioni perdono sempre più della loro solidità per poter tener fronte all’assalto che si presenta da ogni lato. Un senso di molestia, d'incertezza, di scontento si è impadronito di tutte le classi, dalle più alte alle più basse. Gli sforzi spasmodici delle classi dirigenti per rimediare a questo insopportabile stato di cose si manifestano insufficienti e vani, e la minore sicurezza che ne deriva aumenti l’irrequietezza, il malessere. Non appena introdotta nell’edifizio vacillante una trave di sostegno, sotto forma di legge qualunque, si scopre che in dieci altri punti sarebbero necessarie simili travi. Ciò fa sì che le classi dirigenti stesse si trovino sempre in lotta tra loro per gravi differenze di opinioni. Quanto sembra ad un partito necessità assoluta per pacificare e conciliare in qualche modo le masse sempre più scontente, è considerato da un altro debolezza imperdonabile e condiscendenza tale da risvegliare il desiderio di concessioni anche maggiori. Ne sono prove evidenti le interminabili discussioni in tutti i Parlamenti cui sempre dànno luogo le nuove leggi e istituzioni, senza che si arrivi mai ad essere quieti e soddisfatti. Nelle stesse classi dominanti esistono opposizioni, in parte insormontabili, che acutizzano le lotte sociali.
I governi, e non solo i tedeschi, ondeggiano come canne al vento. Se si offrono loro sostegni – poiché senza questi non potrebbero esistere – si piegano ora da un lato, ora da un altro. Quasi in nessuno degli Stati progrediti di Europa il governo possiede una durevole maggioranza parlamentare sulla quale possa fare a fidanza. I contrasti sociali abbattono e dissolvono le maggioranze, e il corso eternamente vario che assumono le forze dirigenti  distrugge l'ultimo resto di fiducia che godevano ancora. Oggi un  partito è l’incudine, un altro il martello, domani viceversa ; l’uno distrugge quello che l’altro ha con tanta fatica edificato. La confusione diventa sempre maggiore, così lo scontento, gli attriti si accumulano e si moltiplicano, rovinando in pochi mesi più energie di quanto avvenisse prima in anni. Contemporaneamente aumentano le esigenze sotto forma di tasse e gabelle diverse, e crescono a dismisura i debiti pubblici.

Per la sua natura e la sua essenza lo Stato è uno stato di classe. Abbiamo visto come esso fosse necessario per proteggere la proprietà privata che era sorta, e per regolare con leggi e istituzioni i rapporti dei proprietari tra loro e tra questi e i proletari. Le forme che assume nel corso dell’evoluzione storica il possesso della proprietà dipendono dalla natura di questa, dal fatto che i proprietari sono le persone più potenti dello Stato e lo plasmano secondo i loro interessi. Ma dipendono anche dal fatto che dalla proprietà privata il singolo individuo non ricava mai abbastanza, e cerca in tutti i modi di ricavare di più. Egli si sforza di conformare lo Stato secondo i suoi desideri, per potere, con l'aiuto di esso, raggiungerli per quanto più è possibile. Le leggi e le istituzioni politiche diventano per così dire leggi e istituzioni di classe.
Ma tutti quelli che sono interessati alla conservazione dell’attuale ordinamento di cose, non sarebbero |al caso di sostenere alla lunga il potere di Stato contro le masse di coloro che non vi hanno interesse, e queste masse giungessero ad una esatta conoscenza della vera nature dell’organamento esistente.
Ciò dev’essere impedito ad ogni costo.
A questo scopo le masse debbono essere mantenute nella maggiore ignoranza possibile sulla natura delle condizioni presenti. Non basta: bisogna insegnar loro che l’organamento attuale è sempre esistito ed esisterà, che il volerlo mettere da parte significherebbe opporsi ad un ordinamento da Dio stesso stabilito, per la qual cosa la religione viene presa a servizio di questo ordinamento. Quanto più le masse sono ignoranti e superstiziose, tanto più grande è il vantaggio; il mantenerle tali è quindi interesse dello Stato, « interesse pubblico » cioè a dire, interesse delle classi che nello stato attuale vedono assicurata la protezione dei loro interessi. Oltre ai proprietari, la gerarchia di Stato e la ecclesiastica si uniscono in un lavoro comune per la protezione dei loro interessi.Ma con l’aspirazione all’acquisto della proprietà e con l’aumento dei proprietari cresce la civiltà, e si fa maggiore il numero degli aspiranti che vogliono partecipare ai protrassi ottenuti. Sorge una classe fondata su nuove basi, che non è però riconosciuta dalla dominante, degna di uguali diritti e che fa ogni sforzo per diventarlo. Sorgono infine nuove lotte di classe ed anche violente rivoluzioni, per mezzo delle quali la nuova classe esige che le venga riconosciuta la sua compartecipazione al dominio, specialmente perorando la causa delle grandi masse degli oppressi e degli sfruttati, con l'aiuto dei quali spera di riportare la vittoria.
Ma tosto che la nuova classe giunge ad avere una compartecipazione al potere e al dominio, si unisce con gli antichi nemici contro i suoi primi alleati e dopo qualche tempo ricominciano le lotte. Ma mentre la nuova classe dominatrice, che nel frattempo ha impresso all’intera Società il carattere delle sue condizioni di esistenza, può estendere il potere e il possesso solo in ciò che fa partecipare ad una parte dei suoi acquisti la classe oppressa e sfruttata da lei, aumenta l’intelligenza e il potere attivo di questa.
Se non che ciò facendo, essa stessa fornisce a questa le armi per la distruzione. La lotta delle masse si dirige sempre più verso il dominio di classe sotto qualunque aspetto si presenti. E poiché l’ultima classe è rappresentata dal moderno proletariato, la sua missione storica è non solo la propria redenzione, ma anche quella di trascinar seco tutti gli oppressi, e con essi la donna.

[ le classi, le tasse e il diritto ]

La natura dello Stato di classe esige dunque non solo che le diseredate siano mantenute per quanto è possibile nella privazione dei loro diritti, ma ancora che le spese e i pesi della manutenzione dello Stato gravino in prima linea sulle loro spalle. Questo è tanto più facile, quanto maggiormente il genere degli aggravi e delle gabelle è presentato sotto forme che ne velano il vero carattere. E’ evidente che le forti tasse dirette per coprire le spese pubbliche, faranno ribellare a preferenza coloro che hanno minori entrate. Sta dunque nell'astuzia delle classi dirigenti di contenersi in modo da imporre non tasse dirette, ma indirette, cioè tasse e gabelle sui generi più necessari, poiché in tal modo il peso viene ripartito sugli articoli di uso giornaliero, che dalla maggior parte delle persone non viene avvertito, sul prezzo delle mercanzie, e formano un inganno sulla quota delle imposte pagate.
Quanto paghi ciascuno di tassa o dazio sul pane, sul sale, sulla carne, sullo zucchero, sul caffè, sulla birra, sul petrolio, ecc., non è noto a molti ed è difficile a a calcolarsi; essi ignorano quanto siano gravemente oberati. Queste tasse aumentano in rapporto del numero dei componenti la famiglia, e si istituisce così il più ingiusto sistema tassativo che trovar si possa. Al contrario, le classi dirigenti si vantano delle imposte dirette da esse pagate, e misurano dalla elevatezza delle medesime le loro pretese ai diritti politici  che negano alle classi diseredate. A ciò si aggiunga l’aiuto e la protezione dello Stato, che le classi abbienti si concedono a spese delle masse, con tasse e dogane su tutti i viveri possibili, come per mezzo di contributi di molte centinaia di milioni annui, e l’enorme sfruttamento con l’elevare i prezzi degli articoli più svariati di prima necessità, imposto dall’organizzazione degli intraprenditori. Questi capitalisti con le lotte, coi trust e i sindacati che lo Stato favorisce con la politica amministrativa, o tollera senza contrasto, se pure col parteciparvi non se ne fa sostegno, dominano incontrastati.
Finché le classi sfruttate potranno essere mantenute all'oscuro sulla natura di questi regolamenti, non correrà pericolo né lo Stato, né la Società dirigente. Ma non sì tosto le classi danneggiate ne verranno a cognizione, e la crescente istruzione politica delle masse conduce a questo, siffatti ordinamenti politici per la loro palese ingiustizia, inaspriranno e solleveranno le masse. L'ultimo bagliore di fede nel sentimento di giustizia dei poteri dominatori sarà distrutto, e verrà riconosciuta la vera natura dello Stato che applica tali mezzi, e della Società che li agevola. Ne seguirà la lotta fino alla demolizione di entrambi.

[ illusioni conciliari ]

Con le aspirazioni di poter conciliare gli interessi più disparati, Stato e Società accumulano organamenti su organamenti, ma nessuno degli antichi viene eliminato e nessuno dei nuovi fondamentalmente introdotto. Si naviga tra mezze misure che non soddisfano nessuno. Si an qualche riguardo alle esigenze ed ai bisogni delle civiltà, sempre crescenti nella vita del popolo, poiché non tutto dev'essere arrischiato, ma intanto la via è seminata di vittime , tanto più numerose, quanto più aumenta da per tutto il numero dei parassiti. Ciò non di meno rimangono non solo in vigore, ma vanno sempre più estendendosi, tutte le istituzioni contrarie ai fini della civiltà, e diventano enormemente moleste ed oppressive quanto più l'intelletto educato le dichiara ad alta voce superflue. Polizia, esercito, tribunali, carceri, tutto l’apparecchio del potere, si estende e diventa ognor più costoso, ma non aumenta di conserva la sicurezza né esterna, né interna, ché anzi avviene l’inverso.

[ socializzazione e chauvinisme ]

Nei rapporti internazionali delle singole nazioni si è venuto formando a poco a poco uno stato di cose del tutto contro natura. Questi rapporti si aumentano e rafforzano col crescere della produzione delle mercanzie, dello scambio di esse, aiutati dal perfezionamento dei mezzi di trasporto e man mano che le conquiste economiche e scientifiche diventano comune retaggio di tutti i popoli. Si stringono contratti commerciali e doganali, si costruiscono con l'aiuto di mezzi internazionali costose vie commerciali (il canale di Suez, il tunnel del Gottardo, ecc.). I singoli Stati appoggiano con grosse somme linee di navigazione per mezzo delle quali si facilitano i rapporti tra le diverse parti del mondo.
Si è fondata l'unione postale mondiale (un  progresso della civiltà di primo grado) si convocano congressi internazionali per tutti i possibili scopi pratici e scientifici, si diffondono le più alte testimonianze dell’intelletto delle singole nazioni con la traduzione in tutte le lingue dei popoli civili, lavorando in tal modo sempre più ad internazionalizzare e affratellare i popoli. Ma le condizioni politiche e militari dell’Europa e del mondo civile oppongono strano contrasto a questa evoluzione. Odio di nazionalità e chauvinisme vengono da una parte e dall'altra nutriti ad arte.
Da per tutto le classi dominanti cercano di mantenere l’opinione che ne siano causa i popoli, nemici mortali uno dell’altro, e che aspettano il momento di assalirsi scambievolmente per annientarsi.

[ concorrenza e guerra ]

La lotta di concorrenza fra loro delle classi capitalistiche dei singoli paesi assume nel campo internazionale il carattere di una lotta di classe dei capitalisti di un paese contro quella di un altro, e provoca, sostenuta dalla cecità politica delle masse, una gara di armamenti militari come mai al mondo videsi l’uguale. Questa gara creò eserciti di una mole mai esistita, perfetti istrumenti di morte e di distruzione per le guerre di terra e di mare, quali sono possibili solo in un’epoca di tecnica perfezionatissima come la nostra.
Questa provoca uno sviluppo dei mezzi di distruzione che conducono finalmente all’annientamento degli stessi Stati. Il mantenimento dell'esercito e della flotta esige vittime, che ogni anno si fanno più numerose e che finiscono col rovinare anche il popolo più dovizioso.
Nel 1902 la sola Germania pagò per la milizia di terra e di mare con rate regolari, o una volta tanto (compresi le pensioni e gli interessi del debito dell’impero contratto a scopo di guerra) molto più di 1000 milioni di marchi, e questa somma aumenta di anno in anno. Di queste tasse soffrono principalmente i fini istruttivi e civili, vengono trascurati i doveri più urgenti e le spese per la protezione esterna raggiungono un estremo che arriverà a render nullo anche lo scopo politico. Gli eserciti si ingrossano domandando per sé la parte più sana e vigorosa delle nazioni, e tutte le forze fisiche e intellettuali vengono educate per il loro sviluppo e per la loro formazione, come se il còmpito principale della nostra epoca fosse di prepararle al macello.
Contemporaneamente si perfezionano gli strumenti di guerra e di morte; essi hanno raggiunto riguardo alla rapidità, alla capacità di spingersi lontani ed alla forza di penetrazione, una perfezione terribile per l’amico e per il nemico. Ma se un giorno questo terribile apparato venisse messo in attività – allorché le forze nemiche di Europa di 12 o 14 milioni di uomini si trovassero di fronte – si vedrebbe allora che non è più regolabile. Non havvi generale che possa comandare simili masse, nessun campo di battaglia grande a sufficienza per schierarle, nessuna istituzione amministrativa che possa alla lunga mantenerle.
In caso di guerra mancano gli ospedali per contenere i feriti, e si rende quasi impossibile il seppellimento di tanti morti. Se si aggiungessero gl'immensi danni economici che fanno seguito ad una guerra europea, si potrebbe esclamare senza esagerazione: La prima grande guerra sarà l’ultima!  Il numero delle bancherotte sarà quale non fu mai. L'esportazione subisce un arresto per la qual cosa migliaia di fabbriche sospendono il lavoro; l'importazione delle derrate alimentari si arresta ugualmente, quindi enorme rincaro dei viveri, e il numero delle famiglie private del capo che si trova in guerra e dal quale aspettano sostentamento ammonta a milioni. Dove trovare i mezzi necessari ?
Le condizioni politiche e militari d'Europa hanno assunto un andamento che conduce alla catastrofe, che trascinerà seco nell’abisso la Società borghese.
Questa Società s'è messa in condizioni che rendono insostenibile la sua esistenza e preparano la sua rovina con i mezzi da essa stessa creati, come la più rivoluzionaria di tutte le Società finora esistite.

[ servizi, cultura e vita sociale ]

Anche una gran parte dei comuni si trova in condizioni disperate, non sapendo come soddisfare le esigenze che ogni anno si fanno maggiori, specialmente quelle delle nostre grandi città, in breve tempo sviluppate, e dei centri industriali, dove il rapido aumento della popolazione mette in campo una quantità di esigenze che non possono essere soddisfatte se non imponendo nuove tasse e contraendo debiti. Scuole, aperture di nuove vie, illuminazione, fognature, acquedotti, igiene, istruzione, polizia e amministrazione importano spese che aumentano ogni anno sempre più.
Inoltre le minoranze bene costituite impongono da per tutto le più dispendiose pretese ai comuni. Esse domandano l'istituzione di scuole superiori di educazione, la costruzione di teatri e di musei, l’illuminazione più moderna dei migliori quartieri della città e dei giardini, la selciatura di strade, ecc. Se il popolo in generale si lamenta di questa preferenza si deve riconoscere che ciò dipende dalla natura delle condizioni ambientali. Le minoranze hanno il potere e ne fanno uso per soddisfare quanto più è possibile i loro bisogni di cultura a spese della comunità.
A questo bisogno di cultura non vi è da opporsi perché rappresenta un progresso; il guaio è che ne avvantaggiano solo le classi facoltose, mentre tutti dovrebbero parteciparvi. Un altro inconveniente è che l’amministrazione spesso non è la migliore ed è costosissima. Non di rado gl'impiegati sono insufficienti e non possiedono sufficienti nozioni per le molteplici esigenze del loro servizio, che importa talora talora non comune intelligenza. Ma i consiglieri comunali hanno in generale tanto da fare e da pensare per la loro esistenza privata, che non possono compiere il sacrificio che importa l’adempimento coscienzioso dei loro doveri. Queste cariche sono anche sfruttate per favorire interessi privati, con grave danno della comunità. Le conseguenze di tutto ciò ricadono sui contribuenti. La Società può pensare a cambiare radicalmente queste condizioni in modo da soddisfare in certa maniera tutti quanti. Aumentando le imposte, sotto qualsiasi forma, si aumenta lo scontento. In pochi decenni la maggior parte dei comuni si è messa nell’impossibilità di soddisfare i propri bisogni, anche con l'attuale form di amministrazione e di tributi. Per la vita dei comuni, come per quella dello Stato, s'impone la necessità di organamenti del tutto nuovi, poiché a loro si rivolgono le esigenze della moderna civiltà e formano il pernio dal quale deve partirsi la trasformazione sociale, tosto che si avranno le volontà e le forze necessarie.
Ma come potrà ciò accadere, quando oggidì gli interessi privati dominano tutto, lasciandosi addietro quelli collettivi ?
Ecco in poche parole le condizioni della nostra vita pubblica, che è l’immagine della società privata.
Nella nostra vita sociale la lotta per l’esistenza diventa cosa ognor più difficile.
La guerra di tutti contro tutti è scoppiata violenta e spietata, e spesso viene condotta senza badare ai mezzi usati. Il detto: Levati di qua che ci voglio stare io viene messo in pratica nella vita comune con gomitate, pugni e pizzicotti.
Il più debole deve cedere al più forte. Dove non bastano la forza materiali, il potere del danaro e quello del possesso, vengono applicati i mezzi più raffinati e indegni pur di raggiungere lo scopo. Menzogne, raggiri, inganni, cambiali false, falsi giuramenti , atroci delitti, tutto si commette per ottenere lo scopo agognato.

[ classe contro classe ]

Come in questa lotta un individuo combatte contro l’altro, così avviene di classe contro classe, sesso contro sesso, di età contro età.
L'interesse è il solo regolatore delle azioni umane davanti al quale ogni altra considerazione deve venir meno. Migliaia e migliaia di operai, uomini e donne vengono lanciati sul lastrico se il vantaggio lo chiede, e quando hanno consumato l’ultimo soldo dei loro averi, li aspetta la pubblica beneficenza e l’esilio forzato. Gli operai viaggiano per cosi dire di luogo in luogo, croce e tormento del paese, e sono considerati dalla società con tanta più paura e disprezzo, quanto maggiormente, per la durata della mancanza di lavoro, si sia difformato il loro aspetto esterno e, in conseguenza, demoralizzata la loro coscienza. La società onesta non sa che cosa voglia dire mancare per mesi e mesi delle cose più necessarie all’ordine ed alla pulizia, ed errare a stomaco vuoto di luogo in luogo, raccogliendo solo mal celata avversione e disprezzo appunto da coloro che sono le colonne di questo sistema. Le famiglie di questi disgraziati sono nella più squallida miseria e finiscono nei ricoveri, e non di rado la disperazione spinge gli infelici genitori ai più terribili delitti su loro stessi e sui figli, all’omicidio cioè e al suicidio. In tempi di crisi abbiamo uno spaventoso aumento di questi atti disperati; ma ciò non disturba le classi dirigenti. Uno stesso numero di giornale che annunzia simili tragici avvenimenti, racconta ancora lo splendore delle feste e dei pubblici spettacoli, come se tutti nuotassero nella gioia e nell’abbondanza.
La miseria e la lotta sempre più rude per l’esistenza gettano donne e fanciulle in maggior numero in braccio alla prostituzione e al crimine. Demoralizzazione, rozzezza e delitto si accumulano; ciò che prospera sono le carceri, gli ergastoli e le così dette case di correzione, mai abbastanza ampie per accogliere la folla degli inquilini.
I delitti stanno in istretta correlazione con le condizioni sociali della Società, cosa in cui questa non vuole certo convenire. Essa fa come lo struzzo che nasconde la testa nella sabbia, per non dover riconoscere le condizioni di cose che l’accuserebbero, e cerca d'ingannare sé stessa e gli altri, attribuendo tutta la colpa alla pigrizia e alla ricerca dei piaceri degli operai, non che alla mancanza di religione. Questo è un inganno o un'ipocrisia della peggior specie.

[ miseria e delitto ]

Quanto più sono sfavorevoli le condizioni della Società per la maggioranza, tanto più numerosi e gravi sono i delitti. La lotta per l’esistenza assume l’aspetto più duro e più violento, e genera uno stato di cose in cui l’uno vede nell’altro un mortale nemico. I vincoli sociali si rallentano, e l’uomo sta come nemico di fronte all’intera umanità.[1]
Le classi dominanti, che non vedono le cose a fondo, o non vogliono vederle, cercano, secondo la loro maniera, di rimediare ai mali. Se aumentano la miseria, lo squallore e quindi la demoralizzazione e i delitti, non si cerca di arrestarli risalendo alla sorgente del male, ma bensì se ne puniscono gli effetti.
E quanto maggiori diventano i mali e più numerosi i delinquenti, tanto più dure le persecuzioni e i castighi che s'intendono applicare. Si crede poter cacciare via il diavolo con Belzebù. Anche l’Haeckel [2] trova perfettamente giusto che si proceda contro il delitto con ogni sorta di punizioni le più gravi e che specialmente venga applicata la pena di morte, d'accordo in ciò con tutti i reazionari di ogni colore, che sono i suoi più mortali nemici. Haeckel vorrebbe che i delinquenti incorreggibili e i buoni a niente venissero estirpati come le male erbe che tolgono alle piante luce, aria e terreno. Se l’Haeckel si fosse occupato dello studio della sociologia, invece di dedicarsi esclusivamente alle scienze naturali, avrebbe imparato che questi delinquenti avrebbero potuto essere membri utili della Società, se questa avesse offerto loro più confacenti condizioni di esistenza.
Egli avrebbe imparato ancora che il togliere di mezzo e il rendere innocui i singoli delinquenti impedisce tanto poco che altri delitti si ripetano, come se da un campo fossero estirpate le erbacce, senza badare di portar via ancora le radici e il seme. Non sarà mai possibile all’uomo d’impedire in modo assoluto la formazione di organismi nocivi, ma gli sarà possibile invece migliorare tanto l’organamento sociale, che è opera sua, in modo da creare condizioni di esistenza ugualmente favorevoli per tutti, accordare ad ognuno uguale facoltà di svilupparsi, così che nessuno abbia bisogno di soddisfare a spese altrui la fame, o la brama di ricchezze o l’ambizione. Studiate ed eliminate le cause dei delitti e il delitto stesso scomparirà.[3]
Coloro che vogliono eliminare i delitti togliendo di mezzo le cause, non possono certamente servirsi di mezzi coercitivi di repressione. Essi non possono impedire che la Società si protegga secondo il suo modo di vedere dai delinquenti, ai quali non può accordare di seguitare la loro malvagia strada, ma è per ciò che i reietti domandano con tanta più insistenza la trasformazione radicale della Società, cioè a dire l'eliminazione delle cause delittuose. Gli uomini di Stato ed i socialisti politici hanno più volte accennato alla relazione fra le condizioni sociali e il delitto. Una delle cause principali di reato che la nostra Società, non tenendo conto di qualunque ammaestramento cristiano di beneficenza, considera tale, è, in tempo di crisi, la miseria. Le statistiche del Regno di Sassonia c’insegnano che a misura che aumentava la crisi economica, che in Germania cominciò nel 1890 per finire nel 1895, anche il numero delle persone punite in tribunale per accattonaggio andava crescendo. Nel 1889 furono punite per siffatto reato 8566 persone, nel 1890, 8815; nel 1891, 10075 e nel 1892, 13120. L'aumento è forte.

[ concorrenza ]

Il proletariato delle masse da un lato, l'aumento di ricchezze dall'altro, sono l'impronta generale della nostra epoca.
Il fatto che negli Stati Uniti cinque uomini quali Rockfeller, Harrimann, Pierpont Morgan, Vanderbildt e Guold possiedono tutti insieme più di 3000 milioni di marchi, e che la loro influenza giunge a dominare la vita economica negli Stati Uniti, e, come lo prova il trust della navigazione generate fondato da Pierpont Morgan, anche in parte dell'Europa, dimostra la direzione dello sviluppo dell'epoca in cui viviamo. Nei paesi civili l’unione dei grandi capitalisti forma il fenomeno più importante dei giorni nostri, la cui influenza politica e sociale diventa sempre più decisiva. Il sistema economico capitalistico domina non solo l’organamento sociale, ma anche il politico; esso ha influenza e potere sui sentimenti, come sul modo di pensare della società. Il capitale costituisce la forza direttiva dello Stato; il capitalista è signore e padrone del proletario, di cui compra la forza produttiva come una merce qualsiasi da impiegarsi e sfruttarsi ad un prezzo determinato, come quello di ogni altra merce, dall'offerta e dalla richiesta e che oscilla ora in più, ora in meno intorno alle spese di produzione.
Ma il capitalista non compra le forze produttive per volontà di Dio e per fare un piacere all'operaio, per quanto lo voglia far credere, ma per ricavare dal suo lavoro un maggior guadagno che egli intasca sotto forma d'interesse, di profitto, di rendita. Questo guadagno, spremuto dall'operaio, che, non recando a questo nessun vantaggio, si cristallizza presso l’intraprenditore come capitale, mette questi al caso d'ingrandire sempre più la sua industria, di migliorare i processi di produzione e d’impiegare sempre nuove forze. Ciò gli rende possibile di affrontare i concorrenti più deboli ed abbatterli come un cavaliere armato atterra un avversario inerme a piedi. Questa lotta ineguale viene combattuta sempre più in tutti i campi ed in essa la donna, che rappresenta la parte di forza produttiva più a buon mercato, dopo quella dei giovani e dei bambini, ha una parte importante. La conseguenza di un simile stato di cose è la separazione sempre maggiore di una relativamente piccola minoranza di forti capitalisti dalla grande massa dei proletari che sul mercato quotidiano dei diseredati offrono le loro braccia.
La classe media in questa evoluzione si trova in condizioni sempre più difficili; tutti i rami dell’industria, uno dopo l'altro, coltivati prima dai piccoli capitalisti, vengono assorbiti dall’azione sfruttatrice grande capitalista.

[ concorrenza e concentrazione ]

La concorrenza dei capitalisti fra loro li mette nella necessità di cercare incessantemente nuovi terreni da sfruttare. Il capitale gira come un leone ruggente in cerca di preda. Le esistenze piccole e deboli vengono annientate, non riuscendo loro possibile di errare in traccia di nuovi campi, cosa sempre più ardua, per andare a far parte delle classe dei salariati. Tutti i tentativi per impedire il decadere della mano d'opera e del ceto medio, per mezzo di leggi e di istituzioni che non possono essere ricavate se non dalle anticaglie del passato, si dimostrano inefficaci; le leggi possono ingannare temporaneamente questo o quello sulla propria condizione, ma presto scompaiono le illusioni davanti alla realtà dei fatti. Il processo di assorbimento dei piccoli, per opera dei grandi, si presenta visibile e palpabile a tutti, come forza inesorabile di legge naturale.
I risultati del confronto delle due statistiche nel breve corso di 13 anni, dal 1882 al 1895, mostrano in qual modo si sia mutata la struttura sociale in Germania. Eccoli:



[ industria e struttura sociale ]

Queste cifre dimostrano che nei tredici anni menzionati ha avuto luogo un forte ristagno nella popolazione e nei mestieri. La popolazione che vive sulle industrie, sui mestieri, e sul commercio è aumentata a spese della popolazione campagnuola; l'aumento di 6 milioni di individui è stato tutto a vantaggio dei primi. E’ vero che nelle campagne il numero degli occupati nei mestieri, come carriera principale, è asceso a 56000 persone, ma non corrisponde certamente all’aumento generale della popolazione. Difatti il numero degli appartenenti  a questa categoria è di 724000 individui, cioè è diminuito del 3,7%.
Ben diverso è il caso nelle industrie, nei mestieri e nel commercio. In essi il numero degli occupati e dei loro dipendenti è notevolmente aumentato, e in proporzione maggiore del generale aumento della popolazione. Il numero degli occupati nelle industrie e nei mestieri raggiunse la cifra degli occupati nelle campagne, ma il numero dei loro dipendenti sorpassò quello dei dipendenti degli occupati nelle campagne  di 1750000 individui. Anche il numero degli occupati nel commercio e dei loro dipendenti è fortemente aumentato.
I
II risultato è che la popolazione rurale, cioè a dire la parte propriamente conservatrice della popolazione che forma il principale sostegno delI'antico ordinamento, viene sempre più ristretta e sorpassata dalla popolazione  occupata nelle industrie, nei mestieri e nel commercio. >

Il lavoro dell'Immaginazione Preventiva
Il notevole aumento di coloro che sono occupati nei servizi pubblici e nello carriere libere e dei loro dipendenti non altera il fatto.
Il forte aumento dei disoccupati e dei loro dipendenti è da ascriversi all’aumento di coloro che vivono di entrate, compresi i pensionati dalle assicurazioni per disgrazie accidentali, per invalidità, per vecchiaia, compreso il gran numero dei mendicanti, degli studenti di ogni specie, dei ricoverati nelle case dei poveri, negli ospedali, nei manicomi, nelle prigioni.
E’ caratteristico il minimo aumento degli occupati nel servizio domestico e la diminuzione diretta dei servi, ciò che dimostra che, in relazione, si accresce il numero di coloro le cui entrate permettono di ingaggiare siffatta specie di persone.
Nel 1882 gli occupati nelle campagne, come principale mestiere, costituivano il 43,38% ; nel 1895 solo il 36,l9% ; la popolazione delle campagne ascendeva nel 1882 al 42,51%, e nel 1895 solo al 35,74% della popolazione generale. Al contrario gli occupati nelle industrie e nei mestieri, come principale carriera, costituivano nel 1882 il 33,69%, e nel 1895 il 36,14% e con i loro dipendenti il 35,51%, relativamente il 39,12%.
Riguardo agli individui occupati nel commercio e nel traffico e dei loro dipendenti, il numero ascendeva al 10, 02, relativamente al 10, 21%.
Ma è bene constatare come si divide la popolazione occupata nei mestieri: in indipendenti, impiegati e operai, secondo i sessi.



Queste cifre dimostrano che nelle campagne il numero degli indipendenti è aumentato di 280692 persone =12,5% di aumento, mentre invece il numero degli operai è decresciuto di 254025 persone = 4,3% di diminuzione.
Le forze lavoratrici maschili diminuirono di 390000 individui, ma le femminili aumentarono a 186000. Accade diversamente nell’industria e nei mestieri. Qui nello spazio di tredici anni, il numero degli indipendenti diminuì a 139382 = 5, 2%, mentre la popolazione aumentò del 14,8% e sono quelli che esercitano un’industria per conto proprio e quelli che la esercitano con due persone di aiuto che rappresentano la diminuzione, mentre il numero delle industrie medie e grandi aumentarono.
La relazione inversa si dimostra nel commercio e nel traffico, dove il numero degli indipendenti, ma anche, come nelle industrie, il numero degli impiegati e degli operai, è cresciuto notevolmente. Sono soprattutto le donne che aumentano nel commercio quali indipendenti, e sono le vedove che cercano di aprirsi una via con un piccolo commercio, o le donne maritate che tentano in simile guisa di migliorare le entrate del marito.
Nel complesso dal 1882 al 1895 il numero degli indipendenti crebbe nelle tre categorie del 5%, rimanendo così considerevolmente addietro nella proporzione dell’aumento della popolazione, mentre gli impiegati aumentarono del 105%, ciò che indica che la grande industria ha subito un considerevole sviluppo, richiedendo buon numero d'impiegati, e il numero degli operai crebbe del 20%. Bisogna considerare che nella cifra tonda di 5.474.000 indipendenti si trovano molti che menano vita di meschini proletari. Così, per esempio, fra i 2.146.772 indipendenti occupati nelle industrie e nei mestieri abbiamo non meno 1.237.349 industriali che esercitano la professione da soli e 752.223 che occupano fino a cinque persone di aiuto. Nel commercio delle mercanzie, in 528825 industrie principali, non vi sono meno di 270.500 individui che eserciscono da soli. Di più fra gli indipendenti nel commercio e nel traffico, vi sono 10700 persone di servizio, servitori di piazza, ecc., migliaia di agenti di assicurazione, facchini, venditori ambulanti, ecc. Inoltre è da considerare che in tutte le categorie il numero degli indipendenti non corrisponde al numero delle industrie. Se, per esempio, il capo di una ditta commerciale possiede una dozzina di filiali, come avviene nel commercio del tabacco e delle sigarette, o pure un’unione cooperativa di consumo possiede parecchi negozi, ogni filiale è considerata come un'industria a parte. Lo stesso può dirsi delle imprese industriali, come quando una fabbrica di macchine possiede anche una fonderia ed un’officina da falegname. Le cifre citate non dànno quindi sufficienti notizie sulla concentrazione del lavoro da un lato e sul modo di vivere dell'altro. Lo stesso avviene per il contado, dove centinaia di migliaia di capi industriali si trovano a menar vita di semplici proletari, mentre vi sono molti altri capi industriali che eserciscono varie industrie.
Il rapido aumento delle forze motrici spiega anche lo sviluppo capitalistico del nostro ordinamento di economia rurale. Secondo il Rauchberg nel 1875 erano impiegate in Germania nell’esercizio dei mestieri, dove occupavano più di cinque persone, 1.055.750 cavalli di forza, e ciò in 25.152 casi; nell’anno 1895 erano impiegati 2.938.526 cavalli di forza, quasi tre volte tanto, in 60.176 casi [4]. Non è tenuto conto dell’esercizio delle strade ferrate (e delle strade ferrate di città) e della navigazione a vapore.
L'esercizio dei mestieri e la concentrazione dei capitali, si compiono più rapidamente là dove il movimento capitalistico è giunto al suo completo sviluppo, per esempio nella fabbricazione della birra. Nel territorio tedesco, dove si paga una tassa sulla fabbricazione della birra, dalla quale sono escluse la Baviera, il Wurtemberg, il Baden, L’Alsazia e la Lorena, vi erano:

Nelle birrerie in attività
Tra cui commerciali
Produz. birra di ettol.
Nel 1873   13.561
10.927
19.655.000
 »   1880   11.564
10.374
21.136.000
»   1890      8.969
_8.054
32.279.000
»   1900      6.903
_6.288
44.734.000

Il numero delle birrerie in attività dal 1873 al 1899 diminuì di 6658 = a 49,1%; quello delle birrerie commerciali diminuì di 4644 = 42,5%, mentre la produzione della birra aumentò di 25.069.000 ettolitri = 127,5%. Ciò significa la rovina delle piccole e medie industrie, la cui capacità di produzione si moltiplica. Così e da per tutto, dove riesce a dominare il capitalismo.
Simili risultati dà in Germania lo sviluppo della produzione del carbon fossile e dell'industria montanara. Nella prima, il numero degli esercizi principali, che dal 1871 al 1875 ascendeva in media a 623, scese nel 1889 a 406, ma contemporaneamente la produzione da 34.485.400 tonnellate salì a 67.342.200, e la media degli impiegati ascese media degli impiegati ascese da 172.074 a 239.954.
Nell’industria montanara la cifra media degli esercizi, dal 1871 al 1875, era di 3034, la media degli impiegati di 227.878, che producevano 51.056.900 tonnellate; nel 1889, al contrario, la cifra degli esercizi principali era discesa a 1962, ma la media degli occupati era salita a 368.896 e la produzione a 99.414.100 tonnellate [5].
Nella produzione del carbon fossile, adunche, nello spazio di tempo indicato, il numero degli esercizi era diminuito del 35%, mentre il numero degli operai in essa occupati era aumentato del 40% e la produzione del 95,2%. Lo stesso nell’industria montanara. Qui il numero degli esercizi era diminuito del 35,3%, mentre il numero degli operai in essa occupati era aumentato del 33% e la produzione del 94,7%. Un piccolo gruppo d'intraprenditori, ma molto più ricchi, stavano di fronte ad un numero considerevole di proletari.
Questa rivoluzione tecnica non si compie solo nell’industria, ma anche nel traffico commerciale.
Il commercio marittimo tedesco contava:

Bastimenti a vela
Carico in tonnellate
Equipaggio
Nel 1871___4.372
__900.361
___34.739
»   1900 ___2.288
__578.397
___13.268
_________- 2.084
_- 321.964
__- 21.471

La navigazione a vela, come si vede, è in considerevole diminuzione, ma, in relazione allo stato presente, aumenta la capacità di carico, mentre diminuisce l’equipaggio. Nel 1871 per ogni bastimento a vela si aveva 205,9 tonnellate di carico e 7,9 persone di equipaggio. Nel 1900 circa 260 tonnellate di carico e 6 persone di equipaggio. Un altro quadro mostra le condizioni della navigazione a vapore.
La Germania possedeva:

Bastimenti a vapore
Carico in tonnellate
Equipaggio
Nel 1871_____147
____81.994
___4.731
»   1890____1.293
__1.863.524
__31.027
_________+ 1.146
_+ 1.781.530
_+ 26.291

Il numero delle navi a vapore era non solo notevolmente aumentato, ma la capacità di carico lo era ancor più, mentre, in confronto, l'equipaggio era diminuito. Nel 1871 una nave a vapore aveva in media 558 tonnellate di capacità di carico, 32,1 individui d'equipaggio; nel 1893 invece 1.446 tonnellate di carico e solo 24 individui di equipaggio. E’ una legge economica che, con la concentrazione delle industrie e l’aumento della produzione del lavoro, decresca il numero degli operai, mentre la ricchezza si concentra in un numero sempre più di mani.
Tra i grandi Stati germanici la Sassonia possiede la statistica più antica e relativamente migliore delle entrate per tasse. La vigente legge fu introdotta nel 1879. Ma è raccomandabile di cominciare a calcolare qualche anno dopo l’imposizione delle tasse, perché nei primi anni le stime delle imposte erano state calcolate notevolmente più basse.
La popolazione della Sassonia aumentò, dal 1880 al 1895, del 27,5%; il numero delle persone che pagavano imposte aumentò, dal 1882 al 1895, del 36%; le entrate provenienti da tasse del 72%. Nel principio del 1890 chi possedeva un’entrata fino a 300 marchi era esente da tasse, dopo fino a 400 marchi. Nel 1882 il numero delle persone esenti da tasse ascese a 76.863 = 6,61% dei tassati; nel 1859 invece a 217.964 = 13,76%. Si osservi che in Sassonia le entrate delle donne maritate e dei figli di famiglia al disotto dei 16 anni vengono attribuite al marito, o sia al capo di casa.
I contribuenti che pagavano tasse su una rendita da 400 a 800 marchi, ammontavano nel 1882 al 76% dei tassati; nel 1895 solo il 64%; una parte di essi era passata a far parte di una classe di contribuenti di maggiori entrate. L’entrata media della tassa di questa classe di persone era salita in quel periodo da 421 a 511 marchi = 21%, ma al disotto della media di 600 marchi [una parte di queste persone] rimaneva ancor più indietro. I contribuenti, con una rendita da 800 a 1200 marchi, salirono a 131%; essi formavano nel 1882 il 12% dei tassati con 12,75%, delle rendite complessive; nel 1895 formavano il 17,26% dei tassati con 19,7% delle rendite complessive. La rendita media era di 999, relativamente 994 marchi. Il numero dei tassati con una entrata da 1250 a 3300 marchi (dal 1895 in poi a 3400 marchi) aumentò in modo assoluto dell'82% e diminuì relativamente da 9,55% a 12,79% della rendita complessiva. La rendita media diminuì da 1916 a 1897 marchi. Nel 1882 il 97,60% dei tassati avevano 3300 marchi di rendita; nel 1895 il 96,39% avevano sotto 3400 marchi.
Se si tiene in mente che nel 1803 Lassalle calcolò che in Russia coloro che possedevano più di 3000 marchi di entrata si calcolavano al 4% delle entrate totali, ma che nel frattempo diminuì il valore del danaro e aumentarono gli affitti, le tasse ed una gran parte dei generi necessari alla vita, aumentando al tempo stesso le esigenze di essa, si vede che la posizione delle grandi masse è relativamente poco migliorata. Le rendite medie da 3300 a 9600 marchi (dopo il 1895 da 3.400 a 10.000 marchi) aumentarono al 60%, la partecipazione alle rendite complessive aumentò da 2,30 a 2,80%. Al contrario aumentò il numero dei tassati da 9.600-10.000 marchi di rendita a 20.000 marchi del 74%. E il numero dei tassati con più di 20.000 marchi di rendita salì a più del 147% e la loro rendita a 143%.  La maggiore entrata aumentò nel 1882 a 2.570.000 marchi; nel 1895 a 3.652.000 marchi. Il risultato è che le piccole rendite hanno subìto un rialzo, ma che, per il rincaro dei prezzi, viene spesso più che pareggiato. Le classi medie hanno subìto un minimo vantaggio, mentre la cifra delle persone e le rendite dei ricchi sono aumentate più di tutte. Per tal modo si rendono più marcate le differenze di classe.
Nelle otto antiche province prussiane gli abitanti crebbero, dal 1853 al 1890, del 42%, ma le entrate crebbero nelle seguenti proporzioni:
Le entrate fino a 3.000 marchi crebbero del 42% – le entrate da 3.000 a 36.000 mar. crebbero del 333% – da 36.000 a 60.000 mar. crebbero del 590% – da 60.000 a 120.000 mar. crebbero dell’850% – sopra i 120.000 mar. crebbero del 942%.
Le entrate fino a 3000 marchi crebbero precisamente come la popolazione, ma sarebbero rimaste indietro, se nello spazio dal 1853 al 1890 non avesse avuto luogo un forte aumento degli impiegati governativi, comunali e privati, che, per le loro entrate facevano parte delle classi sotto i 3.000 marchi. Al contrario, le grandi entrate sono aumentate senza confronto, per quanto nel periodo accennato non esistesse ancora in Prussia nessun obbligo assoluto di denunzia delle entrate.
L’obbligo di denunzia fu introdotto solo nel 1891; l’aumento effettivo delle entrate fu dunque certamente superiore di quanto indichino le cifre.

[ primato industriale degli Stati Uniti ]

Lo stesso quadro che offre lo sviluppo economico della Germania viene presentato da tutti gli stati industriali del mondo. Non havvi stato incivilito che non si sforzi di diventare sempre più industriale; gli Stati vogliono non solo produrre gli articoli industriali necessari per i loro bisogni, ma esportarne ancora. Si parla quindi non solo di economia nazionale, ma di economia mondiale. Il mercato mondiale regola i prezzi di un  gran numero d’industrie e di prodotti agricoli e domina la posizione sociale dei popoli. Il terreno produttivo diventato d'importanza suprema per i rapporti del mercato mondiale è l’Unione Nord-americana, donde parte l'impulso sovversivo dei rapporti del mercato mondiale e della società borghese. La statistica degli ultimi decenni ha dato i seguenti risultati. Il capitale occupato nell’industria ammontò:
nel 1880 a 2.790 Milioni di dollari, nel 1890 a 6.524 Md e nel 1900 a 9.854 Md.
Il valore dei prodotti industriali ammontò:
nel 1880 a 5.369 Milioni di dollari, nel 1890 a 9.370 Md e nel 1900 a 13.019 Md.
Gli Stati Uniti stanno dunque oggi a capo di tutti gli Stati industriali del mondo; l'esportazione dei prodotti industriali e agrari aumenta di anno in anno e la riunione colossale dei capitali che ha per conseguenza questo sviluppo cerca applicazione al di là dei confini del paese ed ha grande influenza sull’industria e sul commercio europeo. E non è più il singolo capitalista l’incentivo di questo sviluppo, ma sono i consorzi di capitalisti e di intraprenditori, la coalizzazione dei capitalisti che, dove dirigono la loro attività, soffocano le più forti imprese private. Che cosa possono fare di fronte a simili associazioni il piccolo e il medio intraprenditore, quando anche il grande deve cedere il campo?

[ vulcano della produzione ]

Questo progresso di sviluppo e di concentrazione capitalistica, che si viene svolgendo in tutti gli Stati civili, produce con l’anarchia di produzione finora non frenata da alcun trust o società, una produzione superflua e un arresto di smercio. La crisi scoppia, perché non esiste norma per misurare il bisogno reale di una merce.
Non esiste nella società borghese potere che regola la produzione generale. Talora è assai disperso il numero dei compratori di una merce, o la loro potenzialità di acquistare, da cui dipende il consumo, è influenzata da un'infinità di ragioni, che il singolo produttore non è in caso di controllare. Accanto a questo motivo ve ne sono molti altri di cui non si conosce la potenzialità produttiva. Ciascuno s'industria con tutti i mezzi che gli sono offerti – col ribassare i prezzi, con la reclame, col lungo credito, con l’invio di commessi viaggiatori, ed anche disprezzando nascostamente i prodotti dei suoi concorrenti – mezzo usato specialmente in tempo di crisi – di metter fuori di combattimento tutti i competitori. La produzione generale è quindi ridotta al calcolo soggettivo dei singoli. Ogni produttore deve esitare una determinata quantità di merce per potere tirare avanti, ma egli ne vuol vendere una quantità assai maggiore, non solo per aumentare le sue rendite, ma per avere la probabilità di trionfare sui suoi competitori e impadronirsi del campo.
Per un certo tempo lo spaccio delle merci è assicurato, anzi aumentato; ciò lo induce a dare maggiore estensione alla sua impresa e alla produzione in massa. Ma le favorevoli condizioni del momento non inducono un solo intraprenditore, ma bensì tutti in massa a fare i medesimi sforzi. La produzione eccede al di là del bisogno e, ad un tratto, il mercato ne è pieno. Lo spaccio s'arresta, i prezzi si abbassano, la produzione viene limitata. Il limitare un genere di produzione in un ramo d'industria, significa diminuire il numero degli operai, dei salari, del consumo. Conseguenza necessaria di questo stato di cose è l’arresto della produzione e dello spaccio negli altri rami industriali. I piccoli industriali di ogni genere, i commercianti, gli osti, i fornai, i macellai, ecc., che hanno per principali avventori gli operai, perdono lo spaccio rimuneratore delle loro merci e cadono in miseria.

[ eccessi della produzione e crisi ]

Gli effetti di simili crisi sono dimostrati da una statistica dei disoccupati fatta alla fine di gennaio del 1902 dalla società dei mestieri berlinese, che diede per risultato in Berlino e sobborghi più di 70.000 individui completamente disoccupati e 60.000 disoccupati in parte. Questi sono operai che vorrebbero lavorare, ma che, nel migliore dei mondi, non trovano occupazione. Possiamo immaginare le tristi condizioni sociali di questi infelici.
Se non che, fornendo un'industria il proprio materiale grezzo all'altra, avviene che una dipende dall’altra, e quindi soffrono scambievolmente dei danni che ricevono e ne scontano il fio. Il numero di coloro che sentono il contraccolpo della crisi si allarga ogni giorno di più. Una quantità di obbligazioni contratte nella speranza di una più lunga durata delle condizioni favorevoli, non possono essere soddisfatte, ed aumentano la crisi che di mese in mese diventa maggiore. Una massa di merci, d'istrumenti, di macchine diventano prive di valore. Le merci vengono spesso esitate a prezzi vilissimi e questo deprezzamento rovina non solo i possidenti di queste merci, ma anche dozzine di altri costretti a vendere le medesime a prezzo inferiore il costo.
Ma anche durante la crisi, il sistema di produzione viene continuamente migliorato nella speranza di poter far fronte alla aumentata concorrenza; questo mezzo cela in sè stesso la causa di nuove crisi.
Dopo che la crisi è durata per anni e l’eccesso della produzione è cessato per difetto del ribasso dei prezzi dei prodotti, per la limitazione della produzione e per la rovina dei piccoli intraprenditori, la società comincia lentamente a riaversi. Il bisogno cresce e con esso anche la produzione.
Si ricomincia a poco a poco e con precauzione, ma se i tempi favorevoli perdurano siamo presto di nuovo alla solita storia. Si vuole ricuperare il perduto, sperando di mettersi al sicuro prima di una nuova crisi. Ma siccome tutti gli intraprenditori sono animati dallo stesso pensiero, cercano tutti di migliorare il sistema di produzione per sopraffare gli altri, e la catastrofe è affrettata con effetti ancor più disastrosi.
Innumerevoli esistenze vengono lanciate in aria come palle per ricadere a terra, e da questa continua alternativa ha origine quello stato angoscioso che traversiamo in ogni crisi. Le crisi si moltiplicano a misura che aumentano la produzione e la concorrenza, non solo fra i singoli individui, ma anche fra le nazioni. La lotta per gli avventori in piccolo e per lo smercio in grande, diventa sempre più accanita e termina con perdite enormi.
Merci e provvigioni si accumulano in quantità straordinarie, mentre la massa degli uomini che potrebbe consumarle, ma che non ha i mezzi per comprarle, lotta con la fame e con la miseria.

[crescita e monopolio ] 

L'anno 1901 ha confermato una volta di più l'esattezza delle nostre affermazioni. Dopo lunghi anni di depressione negli affari, durante i quali però lo sviluppo dei grandi capitali fece continui progressi, cominciò dal 1895 al 1900 un movimento ascendente, stimolato non poco dalle trasformazioni e dalle forniture richieste dalla milizia di terra e di mare. Durante questo periodo cominciò una serie di nuove imprese di ogni genere in tutti i rami industriali; altre furono sviluppate, per raggiungere il grado consentito dalle condizioni della tecnica, con lo scopo di accrescere la loro potenzialità di produzione.
Ma nella stessa misura crebbe il numero delle imprese, che dalle mani dei singoli capitalisti passarono in potere delle società per azioni, trasformazione alla quale è sempre collegato un aumento più o meno forte del traffico. Sono molte migliaia di milioni di marchi che rappresentano le società per azioni recentemente fondate. Da un altro lato i capitalisti di tutti i paesi sono ansiosi di fondare unioni nazionali e internazionali. I cartels, le società, i trust spuntano dal suolo come funghi; per loro mezzo si determinano i prezzi e si regola la produzione su base di dati statistici, a fine di evitare l’eccesso della produzione e il deprezzamento dei valori. E’ sorto così un grandioso monopolio di tutti i rami dell’industria a vantaggio degli intraprenditori ed a danno degli operai e dei consumatori, come finora non fu mai visto.

[ molti credettero ]

Molti credettero che il capitalista avesse in mano il mezzo che gli assicurasse dovunque il dominio del mercato a danno del pubblico e profitto suo, ma l’apparenza inganna.
Le leggi della produzione capitalistica si mostrano sempre più forti dei più sagaci sostenitori del sistema, i quali credevano di avere in mano il modo di regolarlo. La crisi venne, loro malgrado, mostrando una volta di più la fallacia dei calcoli più prudenti e come la società borghese non possa sottrarsi al suo destino.
Ma il capitalismo continua a lavorare nella stessa direzione, poiché non può rinnegare la sua natura. Col suo modo di agire sfida tutte le leggi dell’economia borghese. La libera concorrenza, il fondamento della società borghese, dovrebbe mettere a capo delle imprese i più idonei, ma l’esperienza mostra che in generale solo i più furbi e i meno coscienziosi sono quelli che assumono la direzione. E pure la società per azioni dovrebbe distruggere ogni individualità; ma i cartels, i trusts le associazioni si fanno sempre più largo; non solo scompare l’intraprenditore, ma anche la società per azioni diventa un anello in una catena che un comitato di capitalisti ha in mano, e il cui compito è di opprimere e sfruttare il pubblico. Un pugno di monopolisti  s'impone come padrone della Società e detta i prezzi della mercanzie, e per gli operai il salario e le condizioni di vita.
Questo sviluppo dimostra quanto superfluo sia diventato l’intraprenditore privato, e come la produzione fondata su cardini nazionali e internazionali sia la meta verso cui si dirige il timone della società, solo con la differenza che l’organizzazione della produzione nella distribuzione non deve essere come oggi in favore della classe dei capitalisti, ma della generalità.

[ il capitalismo rivoluziona se stesso ] 

La rivoluzione economica descritta, che spinge rapidamente la società borghese al punto culminante dello sviluppo, viene ancor più aggravata da nuovi importanti eventi.
Se l’Europa è ogni anno più minacciata nello spaccio e nel proprio territorio dalla concorrenza dell'America Settentrionale, anche in oriente si levano nemici che rendono col tempo sempre più critica la politica economica mondiale.
Come dice il manifesto comunistico, la concorrenza caccia il capitalista in tutte le parti del mondo.
Egli va in cerca di nuovi campi di spaccio, cioè di paesi e di popoli presso i quali possa smerciare le mercanzie e provocare nuovi bisogni. Un lato di queste aspirazioni è dimostrato dallo zelo col quale negli ultimi decenni i diversi Stati cercavano di acquistare nuove colonie, fra cui la Germania, che riuscì ad occupare estesi territori, ma abitati da popoli in un grado di cultura primitivo, che non hanno bisogno di mercanzie europee. Dall'altro lato si tenta di portare la cultura capitalistica moderna in nazioni già in grado più alto di sviluppo, ma che finora si opposero più o meno ruvidamente all'introduzione del progresso moderno. Cosi gli Indi, i Giapponesi e, sopra tutto, i Cinesi. Qui si tratta di paesi che abbracciano più di un terzo della popolazione della terra, ma anche di popoli che hanno già dimostrato, come i Giapponesi, che, tosto che sia dato loro incitamento ed esempio, sono in grado da loro stessi di sviluppare il sistema capitalistico e in condizioni che avranno conseguenze fatali per le nazioni più progredite. La capacità di produzione dei popoli soprannominati è fuori di dubbio, ma anche la loro morigeratezza, specialmente favorita dal clima, e l’abilità con la quale, se vi sono obbligati, si adattano a nuove condizioni. Con essi sorge, anche per gli Stati Uniti, un concorrente economico che porterà la prova della insostenibilità, del sistema capitalistico su tutta la terra.
Intanto le diverse nazioni concorrenti –  in prima linea gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Germania – cercano di avere il primato, e tutti i mezzi vengono impiegati per assicurarsi una parte, possibilmente grande, del dominio universale. La lotta per il predominio sul mercato mondiale conduce alla politica mondiale, all’intromissione in tutti gli eventi importanti internazionali, e, per potere agire con successo, gli armamenti marittimi ottengono a preferenza un'estensione prima sconosciuta, per cui viene provocato il pericolo di immani catastrofi politiche.
Così, con l’estendersi del territorio di concorrenza economica, cresce anche il politico. Le produzioni crescono su scala internazionale e producono in tutti gli stati sviluppati capitalisticamente gli stessi fenomeni e le stesse lotte. E non è solo la forma di produzione, ma anche il modo in cui i prodotti vengono distribuiti che dà luogo a queste condizioni fatali. 

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[1] . Già Platone aveva riconosciuto le conseguenze di una simile condizione; egli difatti scrive: « Uno Stato diviso in classi non è uno, ma due Stati: l’uno formato dai poveri, l’altro dai ricchi, entrambi i quali, pur cercando d'ingannarsi a vicenda, continuano a vivere insieme .. La classe dominante è nell'impossibilità di sostenere una guerra, poiché dovrebbe ricorrere alla plebe, davanti alla quale, quando è armata, ha più paura che non davanti al nemico. » (Platone: Lo Stato). – E Aristotile dice: « La miseria generale è un grande inconveniente, poiché è difficile impedire che siffatta gente sia causa di disordini.» (Aristotile: La politica).
[2]  . Natürliche Scöpfungageschichte 4. edz. riveduta. Berlino 1873, pag. 155-156.
[3] . Lo stesso dice Platone nel suo Stato: «Il delitto ha la sua origine nella mancanza di cultura, nella cattiva educazione e organizzazione dello Stato. » Platone, come si vede, conosceva la Società meglio dei suoi dotti successori ventitré secoli più tardi. Ciò non è molto consolante.
[4]Gewerbe und Handel im Deutschen ReichArchiv. Für soziale Gesetzgbung und Statistik, 16° vol., 1° e 2° fasc. pag. 185.
[5]  . CLEMENS HEISS«Die grossen Einkommen in Deutschland» Monaco e Lipsia 1893, pag. 9.