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dove siamo?

IL FLAUTO - Una leggenda sufi narra che la voce del flauto è il proprio lamento per essere stato isolato dal canneto in cui si trovava.
Ascolta il flauto, com'esso narra la sua storia, / com'esso triste lamenta la separazione: / Da quando mi strapparono dal canneto, / ha fatto piangere uomini e donne il mio dolce suono! / Un cuore voglio, un cuore dilaniato dal distacco dall'Amico, / che possa spiegargli la passione del desiderio d'Amore; / Perché chiunque rimanga lontano dall'Origine / sempre ricerca il tempo in cui vi era unito. / In ogni assemblea ho pianto le mie note gementi / compagno sempre degli infelici e dei felici. / E tutti si illusero, ahimè, d'essermi amici, / e nessuno cercò nel cuore il suo segreto più profondo.
(Mevlana Jalal ud Din Rumî, Masnavî-i-Mathnavi)

SOMMARIO 0,5 DICEMBRE 2011
link _SFOGLIA PAGINE WEB - SIETE PREGATI DI ATTENDERE I CARICAMENTI VIDEO
1 24 CARTOLINE SCRITTE E MAI SPEDITE Luciano Trina
2011
2
LETTERA DA VICINO (spedita) Lillo Romeo
2011
3
ENIGMI PRIMORDIALI Telmo Pievani
2011
4
UNA VITA SENZA SENSO Quinterna.org
2005
5
AGENZIA GENERALE DEL SUICIDIO Jacques Riguad
1929
6
DREAMS THAT MONEY CAN BAY Hans Richter
1946
7
HISTORY OF THE WORLD Mel Brooks
1981
8
CE L'HO QUI LA BRIOCHE Carmelo Romeo
2011
9
LA CONTINGENZA AL CINEMA Stephen Jay Gould
2008
Amadeo Bordiga
1957
TELEVISION D'ESSAI: PAS D'ARGENT Frazione Clandestina
1975
FENOMENOLOGIA DI LEADERS n+1
2009
NON SI IMPOLVERA IL QUADRATO Rita Pacifici
2011
14 L'ENIGMA DELLA POLTRONA Al Capp
1948
INVARIANZA STORICA E ATTIVISMO Programma Comunista
1952
COSA RESTA Monica Prisco
2011
LA MORTE DEI CONIUGI LAFARGUE Maurice Dommanget
1971
AA.VV.
2000
BEN REÇOIT ET PARLE - 1960-2011 Ben Vautier - Ermes Zattoni
2011
CAN CHE ABBAIA E CHE MORDE René Thom
1980
21 DEL SUICIDIO E DELLE SUE CAUSE Karl Marx-Jacques Peuchet
1845
22 REPRINT sul Formalismo Uffici Unificati
1993
PAGINE DI COMPENSAZIONE
2c Guy Debord
1988
8c Forniture critiche
9c S. J. Gould
2008
11c Frazione Clandestina
1975
20c Avviso alle popolazioni
1976
MANOSCRITTO GIOVANILE - E' da evitare innanzi tutto di fissare ancora la “società” come un’astrazione di fronte all’individuo. L’individuo è ente sociale. La sua manifestazione di vita – anche se non appare nella forma diretta di una manifestazione di vita comune, compiuta a un tempo con altri - è quindi una manifestazione e una affermazione di vita sociale. La vita individuale e la vita generica dell’uomo non sono distinte, per quanto – e necessariamente – il modo di esistenza della vita individuale sia un modo più particolare o più generale di vita generica, e la vita generica una più particolare o più generale vita individuale. Come coscienza generica l’uomo conferma la sua reale vita sociale  e ripete soltanto la sua reale esistenza nel pensiero; come inversamente l’esistenza generica si conferma nella coscienza generica e nella sua generalità, come ente pensante, è per sé. L’uomo, per quanto sia un individuo particolare – e propriamente la sua particolarità lo faccia individuo e reale ente comune individuale – è parimenti una totalità, l’ideale totalità, è l’esistenza soggettiva della società pensata e sentita per sé, tanto che egli, in realtà, esiste sia in quanto intuizione e spirito reale dell’esistenza sociale, sia in quanto totalità di umane manifestazioni di vita. Pensare e essere sono, dunque, certamente distinti, ma ad un tempo in unità l’un con l’altro. La morte appare come una dura vittoria del genere sull’individuo e una contraddizione della loro unità; ma l’individuo determinato è soltanto un ente generico-determinato, e come tale mortale. (Karl Marx, Proprietà privata e comunismo (1843) in Opere filosofiche giovanili)
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