LETTERA DAL CARCERE

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Venerdì, 14 luglio 2017
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arteideologia raccolta supplementi
made n.14 Ottobre 2017
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Cara madre, padre, fratelli, sorella e parenti tutti.
Ultimamente ci hanno riunito in una lercia aula della vecchia ala del carcere, per incontrare un certo numero di persone che si era data la pena di associarsi per assolvere al precetto di visitare i carcerati.
Non è stata certo la prima volta che mi accadeva di avere a che fare con queste corali della misericordia, ma stavolta si era costituita proprio per noi “sovversivi” una particolare figura di questo genere di pietà sociale. Non ci interessava affatto partecipare all’incontro, ma il direttore lo ha imposto, dicendo che in fondo l’incontro era stato richiesto da un comitato di nostri familiari di cui era garante un benemerito politico, e ci ha sbandierato in faccia la lista dei richiedenti, tra i quali ho letto diversi nomi di miei parenti.
Così, in una di queste giornate di caldo soffocante, nella fornace di Soletude abbiamo avuto la sorpresa di subire l’incontro forzato con una ardente delegazione di personaggi infiammati del sacro fuoco del pentimento. Niente di meno opportuno per il nostro già traballante equilibrio fisico stagionale.
Non so come ripetere che simili roditori non possono strapparmi dal cervello quelle cose che nel mio cervello sono ormai chiare e definite, e farvi capire una volta per tutte che io non sono un avventuriero.
Nessuno di noialtri ha mai ritenuto che la storia sia un vascello da abbordare e depredare in un qualsiasi momento di ghiribizzo personale. Sappiamo, cioè, che quando le condizioni materiali, storiche e sociali, reclameranno delle azioni decisive, queste saranno talmente numerose ed estese che niente e nessuno potrà più metterci riparo.
Quindi, il semplice fatto che invece adesso ci troviamo in carcere è la dimostrazione lampante che ancora non è arrivato il momento di fare alcunché; e specialmente proprio nulla di concretamente rilevante per i codici penali di questa società - a meno che non sia rilevante ai fini penali il semplice starcene in agguato  ad osservare il venir meno dei suoi fronti o le capitolazioni dei suoi aiutanti in capo.
Comprendo perfettamente che per voi queste mie parole non hanno alcun senso; ma comprenderle non deve essere necessariamente importante. Dovete solo farmi il piacere di accettarle e mettervi in testa, una volta per tutte, che io non ho materia della quale “pentirmi” ed espiare, perché la materia di cui sono fatto esorbita dagli ambiti della magistratura come della mia coscienza personale.
Vi chiedo quindi  fermamente di non partecipare mai più in futuro a delle iniziative che mi facciano sopportare prediche fuori luogo da parte di certi personaggi, loro sì donchisciotteschi e tristi, soprattutto disperati. Io proprio non lo sono, e questo dovrebbe farvi stare calmi.
Lo so che mi volete bene, che siete preoccupati. Ciò mi addolora. Sono certo però che la disperata montatura in cui sono coinvolto verrà presto smontata - non certo dall’applicazione della giustizia ma dalla semplice inconsistenza dei fatti.
Vi saluto. 
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