LETTERA DAL CARCERE

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Martedì, 27 settembre 2016
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arteideologia raccolta supplementi
made n.13 marzo 2017
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Cara madre,
credo proprio che quel disturbo di cui ha sofferto a lungo la mia volontà sia completamente svanito lasciandomi in eredità null'altro che quest'impulso epistolare, con il quale magari tormento e tedio tutti voi ma rappresenta per me un discreto lenitivo alla mia attuale condizione. Tutto bene, dunque?
Non proprio.
Come è, come non è... mi sono accorto di un serio calo di udito all'orecchio destro. Me ne sono reso conto soltanto dopo aver notato che i comandi urlati dei guardiani di qui avevano iniziato a ingentilirsi, e col passare dei giorni si andavano smorzando in acidi sussurri.
Mi hanno fatto visitare da un otorino di qui, e sembra trattarsi di un inconveniente provvisorio, probabilmente dovuto ad una ostruzione catarrale interna che impedirebbe al timpano di vibrare, o cose di questo genere. Intanto prendo dei farmaci, e alla fine della cura una visita di controllo potrà forse spiegare meglio cosa è accaduto nell'orecchio.
Come vedi, nulla di veramente serio.
Per il resto della mia salute generale posso assicurarti che tuo figlio è custodito bene, e ti solleverebbe in alto come una piuma preziosa.
Cara madre,
come regolarmente,
venerdì scorso ho avuto qui il solito incontro con il nostro gruppo di avvocati e garanti.
No. Non ci sono novità di rilievo che tu e la famiglia dobbiate sapere; per lo meno non cose che dipendano da noi ... e tutto procede quindi molto meglio, anzi ottimamente.
Già da tempo infatti non parliamo più tra noi circa il da farsi, e queste sedute risultano di conseguenza molto distese e serene.
Non credere però che siamo stati abbandonati a noi stessi, siamo solo tranquillizzati avendo finalmente compreso
che gli inquirenti stessi stanno facendo quasi quasi tutto il lavoro che spetterebbe alla difesa.
Questi sbirri che ci tengono chiusi, girano e rovistano in cerca di colpe e prove per inchiodarci, ma alla fine non pescano altro che dei fatti innegabili che smontano la costruzione del loro castello accusatorio... e sono anche costretti a produrli in tribunale.
D'altronde, se le verità che ci servono non fossero già presenti nella realtà, ogni nostro tentativo di procurarcele sarebbe uno sforzo inutile e donchisciottesco.
Così lasciamo pure che sia l'accusa a scodellarci ben calde prove e testimonianze a noi favorevoli; dobbiamo solo mantenerci attenti e pronti nel chiedere formalmente di acquisirle agli atti e presentarle poi nei dibattimenti che seguiranno.
Forse questa tattica tu la capiresti meglio se ti ricordassi di quell'altro signore che ad ogni accusa amava rispondere: tu lo hai detto.
Lo zelo che certi pretoriani dedicano nello svolgere i loro compiti è esemplare; a noi quindi non resta che utilizzare i risultati raggiunti dal solerte lavoro dell'intero apparato statale per capovolgerlo e dirigerlo a nostro beneficio.
E' un segreto che non ho neppure timore a descriverti così apertamente; non solo in quanto è per forza di cose che tutto prende a svolgersi in alcuni determinati modi, ma anche perché la tartufaggine di certi impiegati gli preclude ogni comprensione profonda di ciò che fanno, mentre il loro sussiego gli impedisce di informarsi presso i secondini circa i contenuti delle mie lettere.
D'altronde questa persecuzione nei nostri confronti è del tutto ridicola, e noialtri abbiamo iniziato anche a riderci sopra.
Cara madre, vorrei pensarti mentre anche tu sorridi, magari solamente indovinando il falso accrescitivo che si cela nella sciocchezza che ti scrivo in un biglietto qui a parte.
Riguardo il mio orecchio ti terrò informata; tu parlane a Giorgio, perché se poi l'otorino di qui potesse tornare solo nel prossimo anno, dovrai chiedere a mio fratello di trovarne uno disposto a visitarmi in cella.
Un bacio a te e un abbraccio a papà.
Sempre vostro

Steso sul pagliericcio, cupo e affranto,
scoppia il recluso in un dirotto xxxxxx,
ma s'affaccia alla cella il suo xxxxxxxx:
"Non far così: il tuo processo andrà benone"
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