Archivio (comunque indiziario) di Aut.Trib.17139
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SUPPLEMENTO 1 al numero 3, Marzo 1979 . Vedi Relazione 1974 . Cfr. in Catalogia Politica (1974 pgg.86-95) e gli azzardi omologetici 1 e 2 . Vedi anche I tavolini di Carlo Marx e Altro materiale sulla geometria recuperato per La ripresa delle ostilità: in nømade n.13 marzo 2017 Disegni e testi sott'olio, e nømade n.14 ottobre 2017 Meneo o della Geometria .
GEOMETRIA DELLA GEDIQUREUSI . Ritrascrizione dell'insegnamento di Meneo relativa alla memoria dei cinque sassi indicati, facenti parte della serie a/1-x/625, che compone il V capitolo 1974 del "Viaggio dell'ermenauta"

ESORTAZIONE [dalla registrazione calcarea contrassegnata G.D.Q.R.E.U.S.I. a/9]

... Devi sapere che l'ermenauta conseguente, cioè pratico, per essere tale deve possedere almeno gli elementi fondamentali di una particolarissima geometria della quale più tardi ne dirò il nome per esteso; essendo questo nome di già e di per sé risultato, compendio e chiave a tutta questa scienza. Enunciare il solo postulato dal quale ne deriva il nome, sarebbe infatti sufficiente per fare afferrare ad ognuno e a tutti l'intima sostanza e l'intera conoscenza che questa geometria racchiude.
Ma io oggi desidero parlare e intrattenermi con te - sebbene ti sento carico di d'ostilità e diffidenza da quando hai creduto ravvisare nel mio paradosso sulla gallina, un cervellotico mezzo per sottrarti l'ala. Invece mi è toccato, della gallina, il culo. Non mi spiego altrimenti il desiderio di parlare su una materia tanto controversa e ricca di sottigliezze - proprio per l'esiguità ed elementarità dell'oggetto di cui tratta - ad un dilettante impenitente quale tu sei ... "
"... Quanto dirò cade a sua volta sotto quanto vado dicendo. Dunque presta attenzione. Svolgi i pensieri dalle parole nelle quali sono costretti, per farli raggiungere dalla tua intelligenza. Incatena la tua coscienza ai fatti. Sottomettila all'empiria diligente delle osservazioni sperimentali. Non fidarti del suo raziocinio; giacché l'aria che respiri è pesta di false idee che non si sono spente con il decadere delle condizioni storiche che le hanno determinate. E ora fantasmi. Diffida delle antinomie e della logica che le predica e metafisicamente le pone. Perché affermo che una contraddizione può contenere una verità. Bada bene. Non ho detto che ogni contraddizione contiene una verità, come invece fingeva aver inteso un professore credendo così di coglierne l'errore con l'affermare che un uomo o sta seduto o sta in piedi, e non può stare allo stesso tempo seduto e in piedi. Questo signore, per proprio conto - perché ti assicuro non venne aiutato in questo che dalla propria fantasia - intendeva mistificare la dialettica facendola passare per uno sport dei paradossi. Ma i fatti, dicono gli inglesi, sono cocciuti. E i fatti ci dimostrano che un uomo fermo si muove, accelera e decelera, o, muovendosi, sta fermo se, ad esempio, è il passeggero di un piroscafo; o anche, non essendolo, ma inchiodato dall'artrosi più crudele al ferreo letto d'ospedale, la sua immobilità ha normalmente una velocità di almeno trenta chilometri al secondo.
Ma ora cercherò di assolvere quanto promesso. Anche se altrove dovrai procurarti dati ed esposizioni più limpide su una materia che mi limito a porgerti per come io ho saputa farla diventare, nella mia esistenza, materia ...

ELEMENTI [dalla registrazione calcarea contrassegnata G.D.Q.R.E.U.S.I. a/10]

... Se tu incontrassi sul tuo malsano cammino, una linea tracciata anche con accertata noncuranza su di una qualsiasi superficie, sappi e tiene sempre presente che essa non è mai una linea in generale, o generica, ma sempre una determinata linea. Meglio: è sempre una particolare determinazione della linea della quale è segmento.  Questo segmento è, cioè, l'attualizzazione di una determinata ma inattuale linea che si estende verso l'infinità nella banda del piano opposto ai sensi. Essendo che il piano è opaco per vocazione, natura, dignità di piano. 

"A sua volta una determinata linea nella sua completezza (inattuale e attuale) ha sempre come propria origine e finità una sola figura espressa nel codice solidale alla linea o al tratto dei flussi segnici presi in esame. Questa figura si denomina generatrice; e la linea, i segmenti, i tratti e flussi ne sono l'estensione nell'attualità.
Tale generatrice si pone ad ognuna e a tutte le sue estensioni attualizzate, come oggetto di ogni loro passione. Quindi se in un primo momento puoi considerare una linea o un segmento quali determinazioni della generatrice, subito dopo devi considerarle come determinanti la loro propria generatrice.
Dunque in ogni momento (dinamico) i tratti attualizzati riproducono, incessantemente quanto irresistibilmente, le condizioni stesse della loro esistenza, riproducendo la generatrice come condizione iniziale e finale del proprio intero ciclo. 
"Come la linea e i tratti, neppure la generatrice è una generatrice in generale, ma sempre una determinata generatrice. Esistono infatti più generatrici, ognuna delle quali possiede un valore differenziale che la fa quella e quella sola generatrice. Tale valore si denomina marca.
"La generatrice non potrebbe estendersi per l'azione di forze a lei stessa interne - nessuna cosa lo potrebbe; il suo estendersi bisogna invece attribuirlo all'azione della marca, la quale agisce appunto come forza esterna, ma che percorre e muove - come incorporata interamente in ogni termine e momento - quanto grazie alla marca si rinsalda in un sistema e in uno solo. 
"La generatrice in quanto tale e in quanto propensione, il punto nel quale tutto si ricongiunge e riparte, è egemone in ogni sua possibile estensione; e tutti i più minuscoli tratti del suo sistema contraggono tra loro una forte omogeneità, simpatia e complicità, la cui anima unica è la marca contrassegnata dalla propria generatrice. 
Per tutto questo, e altro, possiamo dire che la linea o flusso di significati altro non è che la predicazione della marca attraverso la generatrice. E più: tutto il sistema altro non è che il rapporto che la marca intrattiene con sé stessa nei propri tempi e modi. 
Il più minuscolo segmento o il più esteso tratto non può quindi possedere, in sé per sé, né un valore né un senso (cioè un direzione e un verso), sebbene proprio nel contrario è la sua presunzione. 
"Questa presunzione, o vagheggiamento di tratto, è un fenomeno effettuale la cui spiegazione è da rintracciare nel fatto che l'estendersi della generatrice in linee con il conseguente costituirsi del campo del sistema, comporta una tensione sfibrante la memoria del segmento in misura direttamente proporzionale alla distanza che separa ogni attualizzazione dalla propria generatrice. Ogni tratto e ogni punto attualizzato subiscono immancabilmente quanto irresistibilmente una rapida perdita della memoria di marca, nonché delle loro casualità genetiche. Tale fenomeno induce ben presto le attualizzazioni del sistema ad immaginarsi come monadi e come tali a pretendere essere trattate.
Grazie a quest'ultimo molto opportuno fenomeno, la marca rende tutte le determinazioni che produce nell'attualità incapaci di tradirla. Interrogane una isolatamente e da lei non ne caverai nulla all'infuori delle illusioni che si è fatta sul proprio conto e sulle quali giura chiamando sé stessa a testimonianza di sé come Persona: alibi di ferro in procedure mistiche. Tu non prestarle fede. Quello che conta è ciò che si è, ovvero ciò che si è costretti ad essere. Unico punto debole dell'ordito del sistema rimane la generatrice, la quale appartenendo alla prima generazione delle attualizzazioni della marca, fornirebbe pertanto indizi sufficientemente sicuri al palesamento della marca stessa. Al palesamento consegue lo svagamento dei tratti e dell'intero sistema.
È principalmente dal fenomeno di perdita di memoria - già da porre in rapporto alla velocità dell'attualizzazione o segno - che trae necessità la teoria e la prassi della riconduzione, da applicarsi, in particolare modo, appunto ai tratti linguistici con pretesa di neutralità di marca. 
"Da tutto ciò e da altro che seguirà, puoi agevolmente comprendere come ogni segmento, ogni tratto che sia il più elementare, è la forma più sviluppata, l'espressione più sottile e raffinata della marca e della generatrice dalla quale fisicamente provengono e verso la quale irresistibilmente procedono. La loro vaghezza è la trappola nella quale la marca fa cadere l'ingenuo dell'immediatezza e il furbo della concretezza. In tal modo la pratica della realtà sottomette la realtà pratica alla meteorologia impotente degli eventi del piano ...

I PUNTI ECCELLENTI E LA CARTA DI NAVIGAZIONE [dalla registrazione calcarea G.D.Q.R.E.U.S.I. a/11]

... Le norme attualmente dominanti non sono conciliabili con una buona prassi della riconduzione - quindi con il viaggio ermenautico - perché esse sono intrise di quel senso comune, facile all'abbindolamento di prendere per buoni i vagheggiamenti, le illusioni che la linea, in ogni suo fragmento attualizzato, ha di sé stessa. Per questo la navigazione conseguente - cioè l'ermenautica - abbisogna di conoscenze e sapienze con altre irriducibile, essendo, contrariamente a queste, ricavate da osservazioni sperimentali condotte sul campo del sistema (piano)  da punti esterni posti a distanza eccellente, tale da cogliere il movimento e palpito dell'intero sistema per desumerne le regole non contingenti.

Fatta giustizia non sommaria del fraudolento concetto di peso, l'introduzione della costante di massa (misura non pratica al bottegaio) abbracciò in un unico algoritmo la caduta di pianeti e salsicce. A piacere.
Così da tali punti eccellenti disegnata è la carta di navigazione. 
Non affidati i rilievi a nubi vaganti, a torsi di balene o a marinai col glaucoma per lunghi soggiorni in fondali di stive a rassicurare balle di cotone o carne nera che presto sarebbe finita la bufera, e non accorgersi che erano proprio le merci bianche e nere a far rollare la nave: fuori bonaccia! Non affidati i rilievi a nubi di uccelli o a stelle cadenti, a compilatori di fantasie e delatori dei venti, ma a nere rocce di lava o a stelle fisse - improbabili alla mutevolezza repentina - disegnata è la carta di navigazione per sicuri approdi. 
L'uragano piega l'acqua in onde gigantesche, terrifiche; solleva il bastimento e rovina sulla ciurma incatramata l'albero di maestra; spezza le mani e ruba gli uomini dilavandone il ponte con tonnellate d'Oceano; schianta il timone e scheggia gli animi acquartierati per successivi turni. Ma in tutto questo muoversi e morire d'uomini e cose, ferme restano le indicazioni di rotta. Ché troppo esigua è la forza del più forte vento a petto dell'universo stellato e dello scoglio provato in millenni da quello stesso vento e l'uno all'altro affamigliati dal lungo reciproco agire. 
La ragione dell'ermenauta è in questo tanto astuta quanto potente: preventivamente calcolata, l'erosione stessa è riconoscimento sicuro proprio per mutevolezze di scogli e venti e cieli stellati.
E venti e acqua riconosce chi, non incline alla seduzione di effluvi di terra o tranquille sonorità di porti, indovina morte gore e paludi di olezzo disseminate proditoriamente lungo le coste prima dell'eccellente approdo.
Ulisse ben lo sapeva.
E i mercanti con lui: scenografi di fiabe.
Eroe loro e non nostro venne equipaggiato con l'eccedenza dei valori e tanto vino da ubriacare polifemi a Little Big Horn. E barili d'oppio per stramazzare il giallo dragone asiatico. E archi e fruste per schiene di rame vivo. E alte trivelle dorate per rapinare al ribollente Stige le acque infuocate del Piriflegetonte.
Ora, da coste occidentali, quando il vento spira forte verso il mare a prendere per mano i suoni di terra: "Ulisse! Dannato sorpassatore di colonne!" urlano e gemono gli armatori quando gli affari non vanno bene ...

L'OSTE DEL BENEVENTANO, IL QUINTO POSTULATO E LO SCALTRO VERCELLESE [registr. G.D.Q.R.E.U.S.I. a/14]

 ...Ora ritengo utile metterti al corrente di quanto ci è stato tramandato attorno alle prime considerazioni su questa particolare geometria, per come risulta da un segmento di dialogo tra Ermete Empirico, oste nel beneventano, e un viaggiatore inglese di passaggio tra i suoi tavoli.
" Lei dice, e con cognizione di causa, che una linea non è altro che una linea; e quindi, come segno di un codice determinato, questa può avere un rapporto si significato solo rispetto e trattando del codice di cui è segno. Ma io diffido, forse per natura, dalle soluzioni ovvie…accomodanti, direi. Le porto un esempio.
Quando versai un bicchiere di vino a mastro Turi e questi, dopo averlo bevuto pretese sciogliersi con una moneta - essendo una moneta il prezzo, per il momento, di un bicchiere di vino - e andarsene…Ebbene, io potei non esserne soddisfatto. Quel bicchiere era infatti l'ultimo di una serie di cinque. Ingenuamente avevo versato il vino sempre nel medesimo bicchiere, riempiendolo di volta in volta.
Da allora ho comprato altri bicchieri di vetro, e ogni volta che un bicchiere di vino è stato bevuto lo lascio, vuoto, davanti al bevitore. A ogni sua nuova richiesta ne prendo un altro, ci verso il vino, e una volta scolato lo accosto al precedente; in una bella fila di tanti bicchieri che alla fine mi devono risultare equinumerosi alle monete. In pratica fornisco ogni volta i dati materiali, tangibili, per ciò che non è mia pretesa ma pretesa dei fatti.
Ma forse questa è una digressione non pertinente, che mostrerebbe la corda qualora si dovessero sommare quantità discontinue. Sia indulgente verso il mio mestiere senza arte: esso, pericolosamente, mi va piacendo. Dunque torniamo in argomento.
Vedendo una linea tracciata su una superficie qualcuno potrebbe chiedere quale ne possa essere il senso - l'ingenuo! Il contenuto di questa retta, interverrà lo scaltro, è di essere un segno del codice 'geometria piana', con il quale e solo con il quale tale segno può essere posto in relazione di senso: è l'espressione il cui piano del contenuto è interno al suo proprio codice - concluderà.
Orbene. In una dimostrazione euclidea per il quinto postulato è nascosta l'ammissione - che alcuni trovano giustificata dal secondo postulato - avere la retta lunghezza infinita. Pertanto a noi non è mai data a vedere una retta ma un segmento di questa, un tratto delimitato tra due punti detti appunto estremi del segmento.Cioè: ogni segmento si prolunga indefinitamente.
Se lei ora, usando il codice 'geometria piana', disegnasse su una superficie, o su uno di questi muri, la figura di un simbolo o emblema ideologico, avrebbe segnato in realtà, sul piano, una serie successiva e simmetrica di angoli in un ordine regolare e prefissato…eccetera.
Certamente è stato usato un sistema di significazione - codice 'geometria piana' - come piano di espressione di un significato ideologico; di una ideologia che è andata a stabilire - certo convenzionalmente, ma storicamente ormai, cioè naturalmente - un altro sistema di relazioni con le figure del codice 'geometria piana'.
Ora supponga che io prenda sul serio il quinto postulato che mi legittima a prolungare indefinitamente i segmenti e inizi realmente a prolungare uno solo dei segmenti di questa figura simbolica.
Accadrà che, magari a Vercelli, su una qualche ma determinata superficie residente in quella città, prenderà forma una linea che, su una qualche ma determinata superficie di questa mia osteria beneventana, può connotare - anzi connota senza alcun dubbio- una ideologia espressa simbolicamente in un codice geometrico.
Il vercellese, scaltrito da letture questionanti forme logiche, spiegherà ai suoi concittadini incuriositi dall'apparizione: quella linea altro non essere che una linea; poiché la linea è o non è una linea;  per cui se è una linea essa lo è, se non è una linea, ebbene! allora non può esserla. Così in nome del principio di (non)-contraddizione proclamerà soddisfatto una banalità. E contentandosi di quell'unghia di verità che la cuspide del suo raziocinio è riuscita a cogliere dall'evento - da lui trasformato in avvento - inviterà i bravi concittadini a ritirarsi nelle proprie case.
Con ciò non è spiegato alcunché di quanto, altrove, è palese. Tipico rappresentante di investigatori da tavolo in attesa di pettegolezzi o dilazioni, appagato dal proprio vercellonismo, non procederà alle indagini del caso. 
Le investigazioni vanno condotte lontano dai luoghi troppo prossimi al delitto. Gli assassini seri, professionisti nel crimine, usano guanti o acido ai polpastrelli per sottrarre prove patenti, mio caro Watson... Lei cosa ne pensa?... "

Così finisce questo frammento. La trattazione grossolana, magari, ma più non possiamo pretendere da chi viveva tra fiaschi di vino e broccoletti ripassati in padella.
Da parte mia posso aggiungere che se il segmento vercellese, o i singoli segni di un codice, potessero parlare, direbbero qualcosa di molto simile a quello che direbbero le merci nella medesima ipotesi. E cioè: il nostro valore d'uso, la nostra particolare qualità e natura può interessare agli uomini. A noi come cose/segni, non compete. Ma quello che, come cose/segni, ci compete è il nostro valore. Questo lo dimostrano le nostre proprie relazioni come cose/segni. Noi ci riferiamo l'uno all'altro come valori di scambio - dicono le merci; noi ci riferiamo l'uno all'altro soltanto come valori differenziali - dicono i segni.

Appare evidente come lo scaltro vercellese abbia parlato con l'anima stessa del segmento. Con un'anima immeschinita dalla propria limitatezza nella quale pretende costringere la molteplicità del mondo nel quale si trova smarrito, assieme al segmento, come un sorcio nella cattedrale.
Il soggetto attivo - ma diviso tra Benevento e Vercelli, quindi il Punto Individuo o Persona -, assumendo gli estremi del segmento quali limiti assoluti della propria immediata e concreta esperienza del segmento, si trova ad essere tutto inscritto tra questi estremi: irrimediabilmente. Con Ciò è capovolto il rapporto di dipendenza: il soggetto diventa oggetto, e l'oggetto soggetto. E il segmento ha trovato così, nel suo oggettivo profeta vercellese, la bocca per rivelarsi agli uomini. Il vercellese, prestandogli voce e fede, porta segnata in fronte l'appartenenza a una formazione sociale nella quale il processo di produzione padroneggia gli uomini, e l'uomo non padroneggia ancora il processo produttivo.
Data questa formazione sociale, si comprende l'insorgere dell'idea che sia la lingua a parlare l'uomo, il segno a segnare sé stesso, il segmento a sognare sé stesso.
Adesso sai su quali basi poggia il vagheggiamento del tratto e delle cose. In mezzo agli uomini i loro oggetti prendono la parola, e l'uomo in essi vi si smarrisce. 


LA RICERCA DELL'ARSENICO [registrazione calcarea non classificata]
chi, mettendo nei letti coniugali una tavola inclinata con scanalature trasversali
vi convoglia acqua di padri e di suoi tributari
per fermare e riunire nelle scanalature grumi di embolie
fallite per troppo rispetto e speranza 
Allora diligentemente ficcarseli a grano a grano nelle arterie
che possa presto finalmente esplodergli il cervello da bue colto 
e la molle materia sanguinolenta ritrovi la terra sporcando 
stavolta sì fecondamente i rivi e i letti di torrenti presso i quali previdente era accorso

chi si deterge in coppe di zinco o ferro
assai larghe poco profonde con un pozzetto al centro
e dopo avere abbondantemente urinato in positure che lo dilavano fin sopra i capelli
con la coppa si immerge entro un bacino o rivo
poi imprimendo un movimento di rotazione e inclinandosi ora da una parte ora dall'altra
si procura che l'acqua trasporti seco all'esterno brandelli d'epidermide e carne e ossa
così che quanto di pesante e denso di lui ne rimarrà si vada a radunare in fondo alla coppa
e qualcuno lo potrà raccogliere
se gli abbisogna dopo un qualche tempo
cioè dopo ripetute lavature

chi, Ofelia da lupanare scesa nel torrente si lascia trascinare
fin quando il precipizio geologico più forte sottomette i volubili liquidi alla forza di gravità
e così ristabilito il primato
possa consumarsi l'imeneo nelle torbide viscere del pianeta
dove il lombrico e la blatta campagnola sono tonificante cibo alla cocciuta talpa.

E quando poi illimpidita acqua riguadagna la superficie dei letti melmosi
chi, mettendo una tavola inclinata con scanalature trasversali ...

Nota - La pubblicazione di soli cinque sassi rende superflue quelle notazioni utili per un minimo di orientamento nella massa dei frammenti che Meneo mi ha lasciato in eredità involontaria. In una loro raccolta integrale, notazioni, confronti e glosse si renderanno necessari, data l'esposizione di Meneo troppo spesso condotta in un linguaggio pieno di tutta la zavorra di una astrusa terminologia filosofico-scientista da attribuire, con ogni probabilità, ad una educazione sommaria, affannosa e indigente, come potrebbe essersela fatta un correttore di bozze.


Sezione 3
 Aut.Trib.17139
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