SULL'ELEMENTO ADDIZIONALE IN PITTURA

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Kazimir Malevich
arteideologia raccolta supplementi
nomade n.11 dicembre 2015
COME STANNO LE COSE
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La scuola cézannista nella sua interezza potrebbe essere rapportata alla categoria pittorica che si trova in piena corrispondenza con il centro energetico del capoluogo di distretto, con le sue costruzioni in pietra, le sue colline, i suoi parchi semi-selvaggi. E’ il primo passo del movimento pittorico dopo Millet, la cui cultura pittorica si trovava al centro della campagna, cioè era una cultura pittorica contadina. Alla pittura cézannista il centro della campagna non era adatto; ugualmente funesta sarebbe stata la cultura urbana della condizione metallica, cioè la cultura dell'operaie, dell’autista, dell'aviatore. Qui inizia la cultura del Futurismo e del primo stadio dello sviluppo futuristico del Cubismo. Il Cubismo è una condizione di ricostruzione, cioè si trova al confine fra la cultura cézannista delle città provinciali e il centro metallico.
Dopo il Futurismo viene ancora un nuovo elemento addizionale che io ho definito suprematista, e l’ambiente che vedo essergli adatto è quello dell'aria, dello spazio aereo. Tutti gli ulteriori elementi addizionali non possono svilupparsi al di fuori della città, poiché conducono una battaglia contro tutte le periferie e le remote province, cioè conducono una battaglia contro l'arte contadina opponendole l’arte dell'operaio, dell'autista e dell'aviatore. La città come un ragno avvolge la provincia di cavi telegrafici, vi costruisce strade ferrate e la trascina lungo queste strade ferrate come un ragno trascina una mosca nel proprio centro, trasformando la sua coscienza nella propria centrifuga, volge la sua friabilità in una linea energica e la fa ritornare indietro.
Sovente tutti i rinascimenti della cultura pittorica o di qualunque altra cultura si fondano sulla causa del frazionamento del movimento centrifugo in un momento indebolito e, come un organismo indebolito, questo tende naturalmente verso gli oggetti che gli appaiono più leggeri, più semplici e più chiari. E’ per questo che si dirige verso i tempi passati, più vicino ai centauri, e cerca di innalzare fino a sé questa energia-forza, cioè di metterla sulla superficie del tempo su cui egli stesso si trova, al fine di creare la propria vita a partire da oggetti che siano consoni alla propria forza. Nei pittori un'energia del genere che sogna la rinascita si sforza anche di dare forma a tutta la vita dinamica contemporanea nelle forme dei rapporti pittorici dei tempi passati, vuole vedere l'operaio nelle spoglie di Apollo. La rinascita è un tratto caratteristico dell'arte, un'attrazione per il passato, per la provincia, poiché tutto il passato è anche provincia, è lontano dalla città contemporanea, ma anche l'orientamento di oggi non è verso il futuro. La causa di questo tratto caratteristico consiste nell'esame dei fenomeni attraverso l'estetica dell'artista libero, il quale non ha un’origine storica diretta come nel caso delle invenzioni scientifiche e della tecnologia continuamente in via di perfezionamento, che lancia ogni giorno nuove invenzioni, superando tutte le circostanze presenti sulla sua strada. Per la scienza e per le realizzazioni tecniche non ci sono rinascimenti; la tecnica non farà rinascere nel tempo presente né l'arco primitivo del selvaggio, né la sua tecnica di locomozione, ma creerà strumenti sempre nuovi distruggendo senza sosta le proprie invenzioni di ieri. Mentre l'artista-esteta ammira instancabilmente l’arte del passato e, innamorato di Rembrandt o della Venere di Milo, desidera che anche il ritratto contemporaneo della vita rassomigli a Rembrandt e che le donne di oggi rassomiglino alla Venere di Milo, la tecnica, invece, segue altre vie, crea miracoli inauditi, cercando nella natura materiali sempre nuovi ne estrae nuove proprietà e nuove forze e allestisce la vita con nuovi strumenti tecnologici, nel tempo stesso in cui l'artista-esteta si trastulla con un idolo africano o con la pittura di Rubens. II pittore ritiene che tutte le interdipendenze degli elementi costruiti nel passato remoto corrisponderanno alla nostra vita contemporanea radioattiva; ha dimenticato che il movimento della nostra centrifuga contemporanea ha raggiunto un movimento tale che qualsiasi massa pittorica dissodata, ammorbidita, capitando nella centrifuga contemporanea del movimento, a causa della sua pressione si stratifica in una placca acciaiforme; egli dimentica che il ritmo della vita della modemità non può essere rappresentato con lo stesso metodo e lo stesso approccio di Rubens e di Rembrandt. La luce metallica della modemità non corrisponde alla luce della candela di sego dei tempi di Rubens o di Rembrandt. L'arte figurativa della nostra epoca contemporanea elettro-radioattiva deve essere diversa. Nella nostra coscienza non esiste più il sorriso di Venere, ma soltanto il rumore o il movimento pneumatico delle macchine. La nostra arte contemporanea degli stabilimenti e delle fabbriche è il Futurismo incomprensibile sia a Ovest, sia a Nord, sia a Sud che a Est. Bisogna rappresentare il mondo esistente nella nostra coscienza, e adesso nella nostra coscienza esiste la forza radioattiva. I pianeti in cielo e la corsa primitiva delle automobili in terra. Difficilmente la modemità potrà restare nei limiti dell'antico triangolo, poiché la sua vita attualmente è quadrangolare; anche le rinascite sono estranee alla modernità, poiché in ogni rinascita si nasconde la tomba del giorno morto. Per la nuova Arte non esiste rinascimento, ma solo il processo storico dello sviluppo delle forme d'arte in rapporto alle condizioni che la circondano. I vecchi idoli per noi sono degli insetti rinsecchiti privi di vita e non abbiamo intenzione di farli rinascere, così come Edison non si occupa della rinascita di cose morte; i pittori, invece, possono continuare imperterriti a fare idoli africani per stupire le vecchiette con il loro aspetto estetico e la loro bellezza.  

3. La nuova cultura pittorica, rappresentante le condizioni che la circondano, diverge dall'arte figurativa precedente che rifletteva le circostanze, per il fatto che la nuova arte figurativa non riflette sulla tela il rapporto esteriore delle forme di una data circostanza, ma riproduce i suoi livelli di forza in certe formule proprie, che possono non essere simili alle circostanze, allo stesso modo in cui la macchina non somiglia al materiale che è stato messo in luce come circostanza. La forma del radio-telegrafo non somiglia alla forza del radium, ma si basa su rapporti geometrici economici piuttosto che estetici; perciò la nuova arte è garantita dal fatto che la coscienza del nuovo pittore svolge sempre un'azione uguale a quella degli strumenti tecnici, espressione di nuovi rapporti di forza che creano nuove forme destinate a ricoprire la superficie della vita. Il cammino delle arti figurative è stato identico, ma per molti secoli non è stato compreso e si è andato formulando come un fenomeno estetico. Ed è da sé sola che all'inizio del XX secolo e alla fine del XIX l'arte è uscita sulla strada economica, geometrica, in quanto nuova forma estetica del fenomeno rappresentato. Osservando il cammino geometrico del movimento, i nuovi pittori hanno trovato che, per garantirsi il movimento e non ritornare al passato, bisogna seguire l'arte tecnica, mettendo in luce correlazioni di forze sempre nuove, ottenendo un movimento più forte possibile, più forte di quanto fosse ieri. In questo modo, bisogna legare la propria coscienza alla marcia generale di tutta la tecnologia della nostra vita in genere. Su questa base fu annunciata la lotta contro l'estetica, in quanto consuetudine a una certa norma dei rapporti pittorici. Liberandosi da questo, i nuovi pittori si garantiscono lo spazio del domani come arena della nuova attività, allorquando le persone educate esteticamente secondo le norme precedenti si sforzeranno di trasferire il proprio ieri sullo spazio contemporaneo della vita. In ciò consiste la loro divergenza sia dalla tecnologia stessa, sia dalla scienza, che crea un nuovo ordine di macchine e di ogni sorta di strumenti. Di qui vediamo come la nostra vita contemporanea, grazie all'innamoramento estetico per le correlazioni pittoriche e architettoniche del passato, sia definita da forme antiche. La nuova arte possiede diversi movimenti d'espressione, possiede una propria marcia rivoluzionaria di lotta contro l'estetica e di definizione della nuova epoca contemporanea. Queste postazioni rivoluzionarie di ascesa sono definite da Cézanne, dal Cubismo, dal Futurismo, dal Suprematismo e da altre correnti portatrici di nuovi mezzi per la definizione delle circostanze contemporanee in una data forma. Il Cubismo per i rapporti pittorici equivale alla riorganizzazione della vita civica, economica, materiale e politica.

4. La forza dell'elemento addizionale nell’arte pittorica ha un’enorme influenza sul mutamento fisico della percezione stessa o della visione, della presa di coscienza dei fenomeni. L'elemento addizionale, venendo a trovarsi nell’individuo pittorico, scombina il suo modo di vedere i fenomeni che iniziano ad apparirgli diversi. Ciò avviene perché, a causa dell'elemento addizionale, si verifica la ricostruzione della coscienza riflessa di un unico aspetto. Osservando l’individuo cui e stato inoculato l’elemento addizionale di una corrente pittorica, ho scoperto che lo stato della massa pittorica inizia a cambiare aspetto. Ciò si spiega, a mio parere, con il fatto che nell’individuo si crea una certa fermentazione, processo durante il quale si forma una certa massa, come ambiente adeguato all’elemento addizionale che provoca questa fermentazione. La tela pittorica ricoperta da questa massa rappresenta il risultato di tale fermentazione, messa in risalto sul piano della tela. Dalla sua analisi si otterrà tutta la cultura di certi rapporti di forme e di colori. In questo modo sulla superficie della tela abbiamo dei nuovi rapporti di rette e di curve che diventano reali per la vita. >
L'individuo sviluppa la propria vista e la propria coscienza, assimila questi rapporti e inizia a vederli anche nei fenomeni che circondano la sua vita. A poco a poco si produce in lui la caduta dei vecchi rapporti della retta e della curva e di conseguenza spariscono anche quegli oggetti che vedeva prima. Si dissolvono e spariscono completamente. Si giunge al "senza-oggetto" della coscienza degli antichi rapporti. E’ con questo che si spiega, secondo me, il cambiamento delle cose e la visione di quelle nuove.
La tela pittorica rappresenta già l'espressione di una visione delirante; essa è la forma di comportamento del pittore in base a cui si può conoscere la ragione del suo stato, ogni elemento addizionale provoca nuovi rapporti formali degli aspetti; che cosa queste forme rappresentino in sostanza non si sa, quale realtà esse raffigurino, la ripetizione dei fenomeni provoca in esse il bisogno di raggruppamento e la denominazione di forme simili, dopo di che sembra che i fenomeni entrino nella realtà della rappresentazione dei pittori.

La nascita di questi o quegli elementi addizionali si verifica in pittura allo stesso modo che altrove, negli altri fenomeni esistono le cause, esse consistono in tutta una serie di unioni conosciute e sconosciute che formano le circostanze di un nuovo ordine, nelle quali l’ordine di unione è una struttura componente: essa compone l’aspetto della cultura, e la cultura stessa sarà l'unione di tutte le unioni delle colonie di frammenti in un solo sistema dell’organismo, ecc.; il punto, la linea, la superficie piana, il cubo, la sfera in un certo rapporto creano le strutture della cultura. Ogni persona è il risultato della sensibilità nervosa dell'attività cerebrale, essa è uguale al tutto, così come tutto il resto è uguale a lei, ogni cosa come lei si compone delle stesse influenze, la differenza di forma le divide, ma l’essenza resta la stessa, è impossibile separare la persona dall’oggetto, così come all'uomo e alle sue rappresentazioni è impossibile esistere separatamente, tutto in ogni visione è sempre una sola cosa, una moltitudine di combinazioni che provocano una moltitudine infinita di idee, di rappresentazioni, di giudizi, i quali si potrebbero anche definire delirio, l’uomo delira sulla realtà, senza sospettare che anche la propria realtà potrebbe essere un delirio; da qui è possibile che nelle sue fermentazioni sorga anche l’immagine, cioè qualcosa che abbia già preso forma, qualcosa che parli dell’approssimarsi della realtà. Le fibre nervose, come le radici degli alberi, affondano nella terra e portano nella gelatina del cervello tutti i contatti, le cause, sia il dolore, sia ciò che è piacevole, esse trasmettono al cervello il proprio spasmo e vi provocano la fermentazione che costringe a vedere con gli occhi, a sentire con le orecchie, a percepire, ecc.
In tal modo tutto ciò che in natura definiamo fenomeno o manifestazione non è altro che una semplice fermentazione, varia nelle forme, a colori o incolore, il cervello è la pasta in cui cadono gli altri elementi e producono il delirio; cercarvi un fondamento o vedere in essi la realtà, oppure distinguere ciò che non è reale, naturale o innaturale, vedere ciò che è comprensibile, netto, scuro e chiaro, mistico, idealistico, materialistico, religioso o no, non è possibile: tutte queste cose sono soltanto categorie di stati deliranti, tutto ciò proviene dalla stessa gelatina cerebrale in tutti gli aspetti dei fenomeni "senza-oggetto".
Nei processi di delirio possiamo vedere delle varietà, che chiameremo animali selvatici, insetti, ma si tratta soltanto di visioni (visione + aspetto) e non della realtà. Come anche ciò che noi definiamo conversazione sarà soltanto il rumore dei processi erranti del cervello, vedere significa percepire, la visione influenza il sistema nervoso allo stesso modo di ciò che chiamiamo realtà, infatti la realtà non è che una delle forme della stessa visione delirante. Vedere significa guardare qualcosa, si possono vedere nelle nuvole diversi profili di animali e di persone della nostra realtà terrestre, così come sull'intonaco e sulle finestre ghiacciate si possono vedere persone, foreste e interi paesaggi, guerre: in tutto ciò vediamo quello che vediamo nella realtà, ma è possibile che guardando la realtà guardiamo quello stesso disegno della finestra ghiacciata, un'altra circostanza in cui vediamo solo visioni simili alla realtà sulla finestra ghiacciata e sulle nuvole, o sull’intonaco.
Un uomo che vola fra le nubi è una visione, un aeroplano per i tempi antichi non sarebbe stata una realtà, ma soltanto una visione, ed è possibile che in un lontano futuro il nostro aviatore sarà realtà allo stesso modo del drago Gorynyč o dello Zar Giovinetta.[1]
Queste semplici visioni della fiaba sono apparizioni, immagini, fantasmi.
E’ impossibile vedere una cosa diversa da ciò che si trova nel mio stato delirante, se questo delirio è anche su Marte, allora siamo identici.
A Wells [2] in uno stato di delirio è sembrato che sulla luna ci fossero dei vitelli, e degli uomini che non erano Terrestri, ma Seleniti, che ci fossero pastori, macellai, conserve e persone varie; anche il nostro pastore Ivan vede nelle nubi le sue mucche, i suoi vitelli; ovunque vediamo questa nostra realtà e siamo convinti che i nostri Terrestri, i nostri vitelli e i nostri pastori e tutti i funzionari siano anch'essi realtà, e che tutti gli altri nostri racconti provengano o dall’immaginazione semi-scientifica di Wells o da un'immaginazione interamente scientifica.
Nelle congetture l’autenticità della vita su Marte e sulla Luna è contestata, il mondo scientifico si appresta, attraverso vie differenti, a stabilire la realtà, vuole intuire in che cosa consista la vita non fantastica dei Marziani e dei Seleniti, e con la stessa forza gli scienziati di varie specializzazioni contestano la vita reale dei Terrestri sulla Terra, in che cosa consista la loro realtà, e in che cosa consista l’immaginazione, se nella materia, nello spirito, nel cristianesimo, nel paganesimo, nel maomettismo, in Dio o nell’ateismo, nell'immagine, nel senza-immagine, nell'informe o in ciò che ha forma.
Definire la vita del Terrestre è difficile come definire la vita sulla Luna o su Marte, finché i nostri telescopi cercheranno la vita sulla Luna e su Marte e non si sa affatto se ci sia una vita sulla Terra, se tutto questo sia reale o se siano soltanto visioni di una vita fra le nuvole e sull'intonaco.

Kazimir Severinovič Malevič 1924-1927, Analytical Chart, stampa tipografica, foto su gelatina d'argento, inchiostro e matita su carte (72.4x98.4)

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[1] - Personaggi delle fiabe popolari russe.
[2] - Herbert Georges Wells (1866-1946), scrittore inglese, fu autore, tra l’altro del romanzo The First Man in The Moon (1901). Nel 1920 visitò l’Unione Sovietica e fu ricevuto da Lenin.