made n.21 Dicembre 2023
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Verbale Della Riunione 20 Ottobre 2020
(carta intestata) OMISSIS
redatto dal sottoscritto coadiuvante per l’attività culturale del gruppo “Incontri Relazionali”, intesa a favorire la socialità intramuraria di genere nell’ambito dell’Istituto Intestatario, per come regolata da Decreto Ministeriale.[1]
All’incontro nel locale del cinema sito nel terzo piano del padiglione A–Sezione Maschile, sono presenti 11 (undici) detenuti e 6 (sei) detenute – elencati con dispaccio a parte.
Inizio riunione, ore 16.15 di martedì 20.10.
ANTONIO [2] — Buongiorno a tutti. Dunque, sembra che finalmente ci hanno fatto il favore di autorizzarci a preparare un convegno sull’argomento della “violenza”. Bene. Per preparare la relazione e sostenere il dibattito, come al solito cercheremo di preparare una traccia sull’argomento, più o meno condivisa da tutto il gruppo. E, giusto per avviare il lavoro mi sono annotato dei punti proprio così come mi sono venuti in mente. Adesso ve li leggo e vi prego di non interrompere. Magari prendete appunti e discuteremo dopo.
… Che l’uomo sia violento per “natura” o sono le convenzioni “civili” a caricarlo di aggressività, per il marxismo è una falsa antitesi che – con gli apporti fondamentali della cibernetica e la teoria dei sistemi – ha cominciato a sfaldarsi anche in campo borghese.
… Il baricentro della ricerca scientifica si è spostato dal vecchio dualismo violenza-cooperazione al concetto di intreccio, di unità, di coevoluzione fra istinto e apprendimento. Ciascuno costituisce un fattore selettivo che influenza l'altro.
… Nell'ambito dell'etologia moderna, la disciplina scientifica che studia le abitudini e i comportamenti animali, si tende anche ad eliminare quelle caratteristiche che attribuiscono all’aggressività una valenza esclusivamente negativa identificandola esclusivamente con forme di sopraffazione. (Violenza = quello “che viola”, che oltrepassa cioè il limite della volontà altrui). Liberare il concetto di violenza da tali limitatezze conoscitive equivale a riportarlo ad una dimensione reale attinente alla natura e alla vita in generale.
… Come considerare le eruzioni vulcaniche, gli incendi spontanei di boschi e praterie, i movimenti delle lastre tettoniche che hanno dato forma al rilievo del pianeta, il Big bang che sta all'origine del cosmo? se non manifestazioni violente?
… L'incendio non è solo un elemento distruttivo, in certi casi è una componente fondamentale di rinnovamento dei processi naturali della foresta stessa.
… La vita, così com'è la conosciamo, è il risultato del succedersi di una catena di eventi catastrofici (portare altri esempi)
… La storia scritta nelle rocce e nei fossili conserva memoria di quanto intense siano state le conseguenze di questi grandi eventi che segnano catastrofi e nello stesso tempo rinnovamento della vita nelle sue molteplici manifestazioni.
… Tutto ciò che è relativo al cambiamento contiene sempre un elemento di violenza che predispone alla vita (o al futuro?)
… Questa “tesi”, per la quale non esiste contrapposizione fra vita e violenza, fra aggressività e cooperazione, era già stata enunciata chiaramente da Marx più di un secolo fa - alla domanda specifica: che cos'è la vita? rispose, senza esitazione: essa è lotta.
… L'etologia moderna sostiene che: “senza aggressività non c'è amore”.
… Dunque la violenza è un fattore di forza collegato alla vita e al divenire. In un duplice senso: elemento di sopraffazione di vecchi vincoli sociali e fattore necessario per predisporre i singoli alla vita cooperativa al suo consolidamento e sviluppo nel tempo (portare degli esempi).
… La violenza in senso generale indica l'azione attraverso cui la natura, e gli uomini che ne fanno parte, tendono ad affermare sé stessi a scapito di qualcos'altro, indica la cancellazione di un ostacolo, l'allargamento di una sfera a scapito e spese di un altra.
… “L'animale uomo – scrive Bordiga – comincia a descrivere il suo ciclo non certo uniforme e continuo né privo di crisi e di ritorni, ma nel senso generale inarrestabile, dal primo stato di libertà individuale illimitata, di autonomia totale del singolo, alla soggezione sempre più estesa ad una rete sempre più fitta di vincoli che prendono il carattere e il nome di ordine, di autorità, di diritto”.
… In senso generale l'evoluzione della tecnica produttiva e dell'economia ha proceduto ad un maggiore grado di impiego di forza, di violenza, di sopraffazione sociale che con il capitalismo raggiunge l'apice, toccando la sua massima estensione che inquadra in un tutto il 99% degli uomini in ogni angolo della terra. Un punto di non ritorno.
… La violenza, quindi, al contrario di quanto sostengono borghesi e pacifisti di ogni risma, non agisce in alternativa al vivere “civile”, non è una deviazione patologica del senso comune: violenza e cultura costituiscono un intreccio inestricabile, tanto da costituire insieme il “sistema nervoso” del corpo sociale, quello che trasmette segnali edificanti o inibitori allo scopo di inquadrare intorno ad una media compatibile il comportamento umano in una rete di relazioni predefinite.
… La lotta proletaria non si prefigge di conquistare lo Stato, per inquadrare diversamente la violenza, si propone di distruggerlo radendolo al suolo e con esso liquidare per sempre la violenza dall'agire umano. 
… La dinamica della forza e della violenza che ha sempre spinto inconsapevolmente gli uomini ad infrangere le barriere naturali ed istituzionali che gli si paravano di fronte, per la prima volta, nella loro storia, gli si presenta come una condizione su cui possono esercitare un controllo diretto, utilizzando la violenza come una forza da essi stessi programmata e diretta.
… Ma dirigere un’organica violenza non equivale forse a sopprimerla? (Bordiga sulla fine della violenza nel comunismo,
… Nella misura in cui gli uomini non hanno più bisogno di sottrarsi alle norme sociali, che con il comunismo realizzato organizzano essi stessi consapevolmente e organicamente, il ciclo di lotta fra gli uomini, imposto dalla necessità, raggiunto l'apice si spezza e con esso cessa ogni forma di violenza cinetica e potenziale.
… La violenza rivoluzionaria non è solo necessaria per distruggere lo stato borghese. In Marxismo e persona umana Bordiga scrive: “La liberazione delle coscienze dagli ammassi delle vecchie superstizioni non è affare di educazionismo propagandistico ma soprattutto di forza. La violenza non solo è un agente economico, ma un professore di filosofia”.
… Resta la violenza ineliminabile, quella in relazione agli eventi naturali....
Con quest’ultima citazione ho esaurito la mia lista e forse anche i miei pensieri al proposito. Ora sentiamo i vostri, e cerchiamo insieme di preparare la traccia per la relazione. 

CAMILLO [3] Resterebbe da chiarire se i così detti “eventi naturali”, quelli geologici ad esempio, e addirittura il Big Bang cosmico possono considerarsi fenomeni violenti

LORENZO [4] — Intanto mentre ci pensate, vorrei leggervi una frase che mi sono appuntato: “Il senso generale dell'evoluzione è quello di rendere statisticamente meno frequenti i casi in cui la violenza tra uomo e uomo viene consumata nella forma cinetica, con la lotta, la sanzione corporale, l'esecuzione capitale, ma nello stesso tempo di rendere più frequenti in raddoppiata ragione i casi in cui la disposizione autoritaria viene eseguita senza resistenza poiché l'oggetto di essa sa, per esperienza, che non gli conviene sottrarvisi.”
Vorrei che questa considerazione di Bordiga fosse tenuta presente con tutte le altre. 

ANTONINO [5] — A me viene di fare una riflessione un po’ libera, riguardo una frase che hai letto: "il ciclo di lotta fra gli uomini, imposto dalla necessità, raggiunto l'apice si spezza e con esso cessa ogni forma di violenza cinetica e potenziale."
Partiamo dal presupposto che, con l'abolizione delle classi e dello Stato, viene abolito il gigantesco meccanismo di violenza quotidiana che consente ad una minoranza di appropriarsi, spesso senza colpo ferire, del prodotto del lavoro associato. Immaginiamo una società comunista avanzata, in cui il lavoro è erogato liberamente e ci si appropria di quello di cui si ha bisogno. 
Cesserebbero gli impulsi aggressivi che provengono dal profondo di noi stessi? Io penso di no: biologicamente l'aggressività è servita, alla nostra come alle altre specie viventi, non solo a combattere contro le altre specie viventi ma come meccanismo evolutivo, in senso darwiniano.
Mi verrebbe da dire che il tema della violenza si intreccia a quello della sessualità: esisteranno forme di competizione tra gli individui per avere i favori della donna o dell'uomo più' bello? Io penso di sì. 
Fourier, nel Nuovo mondo amoroso, parla di una società organizzata in modo tale da soddisfare anche i bisogni erotici degli individui: ma è possibile e/o auspicabile un'evoluzione del genere? Non lo so. Francamente ho delle perplessità a pensare che la donna più bella del reame (o l'uomo, se preferite) debba concedersi alla collettività al fine di mantenere l'equilibrio sociale. Del resto credo che già Marx ed Engels condannavano la concezione rozza del comunismo delle donne...
E quindi? Mi vien da dire che, seppur sublimati, certi istinti aggressivi che sono funzionali alla selezione naturale rimarranno, perché in fondo sono precapitalistici e affondano le loro radici in sfere del nostro cervello primitivo: sarebbe interessante magari approfondire il concetto di "cervello rettile" e capire meglio quali meccanismi biologici sono alla base della violenza.
E come si risolveranno le dispute d'amore? Non ci saranno più Stato e polizia: aiuterà, forse, un ritrovato senso dell'onore e forse non mancherà qualche sana rissa quando esso viene violato.
Se ho detto qualche sciocchezza, perdonatemi, ho parlato d'istinto in una pausa di perplessità su quanto stavo ascoltando.

CAMILLO — Potrebbe non interessare affatto, ma la questione darwiniana della "scelta sessuale" è stata anche affrontata durante gli incontri sull’arte… e ci sono degli specifici studi da parte della ricerca estetica attuale.

ANTONIO — I punti che ho letto sono semplicemente un filo conduttore di una possibile esposizione il cui scopo è quello di tentare di superare la divisione, a mio avviso ideologica fra “violenza”, intesa in senso biologico, e “violenza” intesa in senso sociale, così da poter ricondurre ognuna all'interno della natura. Nel comunismo, in un’ottica unitaria di uomo-natura, ogni inessenzialità – come l'aggressività fra uomo e uomo – scomparirà… Una riflessione di questo genere, per quanto ne so, non è mai stata tentata fino ad ora, ma se si ritiene che l'accostamento biologico-sociale per quanto riguarda la violenza sia velleitario, o dubbioso, possiamo discuterne, lasciar perdere, prendere tempo e rifletterci meglio.
Rispetto la considerazione per la quale la competizione sessuale fra gli individui continuerebbe a manifestarsi anche nel comunismo, mi sembra che tenda ad assolutizzare una condizione umana che invece è relativa alle società classiste. La competizione fra gli uomini nasce con la proprietà, con il possesso privato sulle cose che concerne anche la competizione sessuale.
Sappiamo poco su come si regolavano sessualmente gli uomini nel comunismo originario. È certo però che non lo facevano su basi di possesso individuale. Engels parla a proposito di matrimoni di gruppo, di unioni sessuali indiscriminate fra i membri dello stesso gruppo da cui erano esclusi solo quelli tabù fra madre e figli e padri e figlie… Sappiamo con certezza che è esistito il matriarcato, eccetera. >
Il lavoro degli Uffici Unificati nel 1991
“Resteranno forme di competizione tra gli individui per avere i favori della donna o dell'uomo più bello?”, ci siamo chiesti. Ebbene, anche la bellezza è un concetto relativo che è mutato molto nel corso del tempo. Esistono ancora oggi tribù il cui concetto di bellezza risulta per noi incomprensibile. Come le donne dal collo lungo del Myanmar o la lamina labiale per le donne di certe tribù in Etiopia.
Allora la domanda è: a cosa corrisponderà la bellezza per gli uomini e le donne comunisti del futuro? Non lo sappiamo. Ma di certo non si baserà su aspetti estetici esteriori.
Forse non esisterà più nemmeno il concetto stesso di bruttezza riferito all'essere umano. L'individuo, divenuto oggetto d'amore universale da parte degli altri individui, non avrà più necessità di esibire attrattive fisiche particolari per attrarre il partner sessuale come avviene oggi nel capitalismo e nel mondo animale. “Il bisogno e il godimento hanno perciò perduta la loro natura egoistica, e la natura ha perduto la sua mera utilità da quando l'utile è divenuto l'utile umano” …

CAMILLO — … cioè da quando l’utile, si è specializzato come interesse… Divisione sociale del lavoro e divisione sociale della produzione … e della riproduzione della specie.

ANTONIO — Se nel comunismo i criteri saranno quelli per cui l'amore sarà un bisogno di tutti e la società si organizzerà per soddisfarlo, perché dovrebbero sussistere la necessità di competizioni sessuali? A cosa serve l'aggressività a questo punto? Il tema è interessante è meriterebbe qualcosa di più di queste scarne osservazioni. Ma per il momento è tutto quello che ne sappia dire. 

ANTONINO — Mi viene da aggiungere che la specie che molti considerano più affine a noi, quella dei bonobo, in effetti regola le interazioni tra i membri di un gruppo con attività sessuale diffusa e questo pare riduca notevolmente la violenza intraspecifica. Da quello che ricordo già gli scimpanzé, che sono assieme ai primi parte del genere Pan, hanno abitudini sessuali diverse. E gli esseri umani, biologicamente sono più' inclini alla monogamia o ad una sessualità libera?
Personalmente preferisco i bonobo rispetto anche chi vuole stare tutta la vita con la sua o il suo gorilla. Ho letto un articolo che riporta il risultato di una ricerca che farebbe pensare che gli umani siano più simili ai gorilla (e quindi più inclini alla monogamia).
In un altro articolo c'è secondo me una possibile definizione di bellezza da un punto di vista biologico. Ecco qui: "Un maschio che porta spesso carne da mangiare al branco – scrive l’autore – è in genere un esemplare sano, privo di difetti genetici, forte e mediamente più intelligente degli altri. Le femmine si sentono attratte da lui per queste ragioni e cercano di instaurare rapporti sessuali per assicurarsi il cibo in futuro e sentirsi protette".
Comprendo il discorso sul fatto che il concetto di bellezza sia anche funzione della società che lo produce ma penso che ci sono anche delle basi biologiche al fatto che ci sono alcuni individui che suscitano una maggiore attrazione rispetto agli altri: i meccanismi evolutivi fanno sì che prevalga l'interesse sessuale verso chi mostra un corpo sano, ad esempio.
I rapporti umani in una società comunista avanza saranno di ben altra natura ma, data la differenziazione biologica fra gli individui, esisteranno sempre, a mio parere, delle tensioni dovute a ragioni che potremmo definire istintive.
Per fare un esempio: sicuramente in una società non mercantile persone come Leopardi godranno di grande stima ed affetto, molto più di quanto possa accadere in una società in cui il tuo profilo Instagram è ormai più importante di quello che sei, ma dubito che Silvia potrà sentirsi sessualmente attratta da uno studioso un po' gobbo, malato e, quanto pare, poco incline all'igiene personale.

ADELE [6] — È sicuramente un lato interessante e va nel senso di abolizione di un altro dualismo, violenza biologica e violenza sociale, quindi è sicuramente nella giusta direzione.  Sono un po' perplessa su osservazioni del tipo "In quest’ottica unitaria uomo-natura ogni inessenzialità, come l'aggressività fra uomo ed uomo scomparirà nel comunismo…". Secondo quanto ho letto in Lorenz l'aggressività è funzionale alla riproduzione della stessa specie e anche interspecie e quindi tutt'altro che inessenziale. Lorenz non è un comunista ma è sicuramente un'autorità nello studio del comportamento animale. A meno che non si sostenga che nella ricomposizione uomo natura questo tratto specifico diventa inessenziale. 
A questo non so rispondere.  Potremmo anche fare un excursus su come l'argomento è stato trattato in passato, da Marx a Bordiga, passando per Engels e la Luxemburg e notare, se ce ne sono, le differenze. Riassumendo: l'argomento mi sembra molto interessante, non so se abbiamo le carte a posto per poterlo trattare adeguatamente.

CAMILLO — Perdonatemi. Trovo odioso insistere. Ma, come mi chiedevo per l’attività geologia, si può parlare di violenza per l’attività biologica?...

GIORGIO [7] — Magari riprenderemo certi aspetti particolari della questione che vogliamo trattare. Ora, piuttosto, credo sia importante distinguere tra violenza di classe per appropriarsi dell'apparato economico e statale, e la "violenza biologica" che non credo che sia corretto chiamarla violenza… a meno che non avvengano stupri. La violenza in generale è definita come una azione fisica o psicologica in cui chi la subisce impone una strenua resistenza fino alla caduta... La fine della violenza nell’era comunistica credo dovrebbe essere intesa come conseguenza dell'abolizione delle differenziazioni di classe. Raccontava Luis Sepulveda che nei gruppi guerriglieri sudamericani chi usava violenza sessuale nei confronti di una compagna veniva immediatamente passato per le armi. L'istinto biologico ritengo sia sempre meglio tenerlo a bada, quando l'altro o l'altra non sono consenzienti…

DANIELA [8] — I punti proposti mi sembrano buoni per avviare un lavoro. Ci sono delle affermazioni che avrebbero bisogno di maggior specificazione e discussione; e mancano completamente, cosa a mio avviso fondamentale, le caratteristiche peculiari della violenza nelle varie fasi storiche e nel presente. Propongo di incontrarci presto per definire meglio la continuazione del lavoro. La parte che abbiamo letto è, a mio avviso, utile e interessante ma serve soltanto ad avere un filo di interpretazione per tutto quello il resto.

CAMILLO — Sono in accordo con Adele. E per il prossimo incontro proporrei, se è possibile, di registrare tutto. Riascoltare quello che ci diciamo potrebbe aiutare anche a mantenere la vivacità di un argomentare discusso, piuttosto che di uno troppo ingessato nella scrittura...

MARIO [9] — Sì, potremmo fare anche questo. Per il momento trovo che i punti letti da Antonio siano una buona partenza e permettano un buon lavoro. Bisognerà dire qualcosa di più sul presente e poi – ma se vi sembra una scemenza ritratto subito – aggiungerei qualcosa sulle forme di "violenza" dei rapporti economici. Esempio attualissimo: la Francia taglia delle spese sanitarie sotto la pressione della speculazione internazionale.

ANTONIO Bene. Finiamo qui e continuiamo tra qualche giorno… quando sarà disponibile una sala.
Intanto prepareremo una nuova traccia che terrà conto delle osservazioni che ci siamo scambiati oggi. 

 Fine riunione, ore 17.45 di martedì 20.10.

(il sottoscritto) OMISSIS

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[1] . Cfr. Piano ministeriale della Performance per il triennio 2018-2020 approvato con D.M. in data 2 marzo 2018.
[2] . MILANESI Antonio
[3] . DI MEO Camillo
[4] . DI FILIPPO Lorenzo
[5] . PARTANNA Antonino
[6] . PACIFICI Adele
[7] . CONSOLANDI Giorgio
[8] . BATTAGLIA Daniela
[9] . DEL PRÀ Mario



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