MODELLI MATEMATICI E FISICI (non equivalenti)

Mario Merz 1970 . Leonardo Fibonacci 1202 . Frazione Clandestina 1973
arteideologia raccolta supplementi
made n.19 Giugno 2020
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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[1]. In
dutecessario, ossia 1/4 o 2/8" altri termini, il valore del capitale aumenta in proporzione assai el capitale, ossia nel rapporto del capitale costante e variabile col plusvalore [2].
Mezzi per
[3], o associazione di molti lavoratori concentrati in uno stesso luogo per lo stesso scopo accresto più l'aumento delle forze produttive è legato alla cooperazione di massa di lavoratori [5]. Il lavoro dell'i forze appartenenti in sé al capitale [8].
All'inizio produttività aumenterà al massimo, e con essa la svalorizzazione del capitale [13]. Questo almente non più il plusvalore sso, ma il lavoro vivo necessario alla produzione [21]. Del resto – come sappiamo – è sempre il lavoro vivente che è determinante per il valore di stecnico di sviluppo) [34].
La crisi provoca una diminuzione reale o, ciò diventa legge indipendentemente dalla volontà del capitalista------------------- coincide con la svalocente della forza lavoro [89].
Quando diciamo che il saggio di profitto tende a diminu
ire, non diciamo nteranpiego di manodopera, il sgenerale che provoca la chiusura del mercato e porta, nel momento acuto della crisi, alla caduta catastrofica dei prezzi e all'arresto della produzione [144].
Scrive Marx: la materia prima costituisce un elemento essenziale del capita il prezzo delle materie prime aumenta, il saggio di profitto decresce. Da ciò risulta evidente quanta importanza abbia per i paesi industriali il basso prezzo delle materie prime [233].

e con in prospettiva di un cro.........---[377].
------------------------.............................................................[610].a
roduzione più adeguato e migliore per l'utilizzazione delle macchine stesse ---------------------------------------------------------------------------------[987]

to[2584] veetralmNel Sesto capitolo inedito e nel Quarto libro del Capitale [4181] lle crisi ......[6765].
Obiezione volgare sarebbe fare alle macchine, ecc., in vece[10946].
Questo significa non che il coreazione di macchine ancora one diventerà più pesante ------------------------[17711].
Abolendo la divisione del lavoro che fa unità umne commerciale e mercantile, ma verranno altresì diminuite le spese di trasporto e di immagazzinamento [28657].
s tra condizioni di produzione e rappiali [46368].
o consisterà nell'armonizzareo. Non si tratta dunque rtorire con la violenza [75025]– secondo nte una rivoluzia prodquui ha raggiunto il suo classico sviluppo [121393].
È quanto Mar
organese
[196418].

CiA SOCIETÀ BORGH [317811] – n sviluppo delle nuo

[seguente]

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[1] Cf. Marx, Grundrisse, cit., p. 295.
[2] Cf. in Marx, II Capitale: libro 1 capitolo sesto inedito, le due fasi storiche dello sviluppo della produzione capitalistica a) sottomissione formale del lavoro al capitale; b) sottomissione reale del lavoro al capitale o modo di produzione specificamente capitalistico.
[3] Nel libro I del Capitale (cap. XI), Marx descrive come segue gli effetti della cooperazione: 1) essa trasforma il lavoro individuale in lavoro sociale medio; 2) dà un carattere sociale ai mezzi di lavoro; 3) combina e agglomera i lavori; 4) accorcia il tempo necessario alla produzione; 5) concentra i mezzi di produzione; 6) permette al capitale di comandare il lavoro, di sorvegliarlo con minori spese e di dirigerlo: è il modo specifico del capitale.
[4] Cf. Marx, Grundrisse, cit, p. 515. I passi che seguono sono tratti sempre dai Grundrisse.
[5] Cf. Marx, Il Capitale: libro I capitolo sesto inedito, cit., p. 91. Cf. egualmente p. 57  dove Marx ricorda:  Sviluppandosi, le forze di produzione della società o forze produttive  del lavoro, si  socializzano sempre più e diventano direttamente  sociali (collettive) mediante la cooperazione ecc.
[6] Il primo movimento dei capitalisti è dunque di aumentare le forze produttive a spese del capitale variabile e di aumentare quindi relativamente il loro plusvalore ... fino al ribasso dei prezzi e alla corrispondente  svalorizzazione allorché il  progresso si generalizza ai concorrenti.
[7] Cf. Marx, Grundrisse, cit., p. 368.
[8] Al colmo delle crisi economiche generali scoppia la lotta politica e militare tra proletariato comunista che tende a rovesciare il capitalismo e sostituirgli il socialismo e la guerra imperialista che mira a liquidare la sovraproduzione per rigenerare il capitale. Gli stessi borghesi lo sanno, perché Marx cita a questo proposito l'economista Fullarton, che fin dalla crisi dal 1858 scriveva: "Una distruzione periodica di capitale è divenuta una condizione necessaria per l'esistenza di un qualsiasi saggio medio di profitto, e, da questo punto di vista, queste terribili calamità (crisi e guerre) che siamo abituati ad attendere con tanta inquietudine e apprensione, e che siamo tanto ansiosi di evitare, possono benissimo essere nient'altro che il correttivo naturale e necessario di un'opulenza eccessiva e gonfiata (di alcuni paesi in cui il capitale è concentrato). È la vis medicatrix, la forza grazie alla quale il nostro sistema sociale, così come attualmente è costituito, può liberarsi periodicamente di una pletora sempre ricorrente che ne minaccia l'esistenza, per riacquistare uno stato sano e solido". In queste condizioni, conclude Marx: "Le distruzioni violente di capitale, non in seguito a condizioni esterne al suo sistema, ma a quelle della sua autoconservazione, sono la forma più incisiva in cui si notifica il suo fallimento e la necessità di far posto a un modo di produzione superiore, e di sparire.
Queste contraddizioni della produzione conducono a esplosioni, cataclismi e crisi in cui un momentaneo arresto di ogni lavoro e la DISTRUZIONE DI UNA GRAN PARTE DEL CAPITALE lo riconducono violentemente a un livello da cui potrà riprendere il suo corso. Queste contraddizioni conducono a esplosioni, crisi, nelle quali la momentanea soppressione di ogni lavoro e la DISTRUZIONE DI UNA GRAN PARTE DEL CAPITALE lo riconducono violentemente al punto in cui, senza suicidarsi, è in grado di impiegare di nuovo appieno la sua forza produttiva" (cf. Grundrisse, cit., p. 891 e 769-770).
[9] Cf. Marx, Il Capitale: libro I capitolo sesto inedito, cit, p. 72.
[10] Dato che il capitalista continuerebbe indefinitamente a produrre oggetti se il saggio di plusvalore aumentasse sempre, il che porterebbe a una montagna di merci inconsumabili, solo la legge interna del capitale della caduta del saggio di profitto, arrestando la produzione, evita al capitalista di soffocare.
[11] Spieghiamo qui lo schema classico, della crisi del capitalismo "sano" senza soffermarci a descrivere come il capitalismo senile aggirando le sue leggi e drogando la sua economia, aggravi ulteriormente la crisi di putrefazione che lo colpisce. Rinviamo il lettore per il confronto della teoria delle crisi di Marx e dell'attuale crisi storica a "la Crisi storica, ecc." cit, 107, cf. in particolare il capitolo "Il sottoconsumo e l'arte dpi profitti".
[12] Cf. Marx, Il Capitale III, cap. VI, 1.
[13] Cf. Marx, Grundrisse, cit., p. 384.
[14] Cf. Marx, Cf. Marx, Il Capitale III, cap. XV, 4.
[15] Cf. Marx, Grundrisse, cit., p. 711.
[16] Cf. Marx, Grundrisse, cit., p. 716.
[17] Tuttavia il capitale secerne all'altro polo gli ostacoli a questo sviluppo al fine di contenerlo in una forma capitalistica, di modo che entra in crisi acuta e gira a vuoto. In realtà, questa transcrescenza può compiersi solo allorché i rapporti capitalistici fondamentali saranno Stati eliminati in generale dalla rivoluzione politica del proletariato, che spezza i rapporti di distribuzione e le sovrastrutture paralizzanti. >
Nel III libro del Capitale, Marx considera altri esempi di ciò che chiamiamo qui transcrescenze e che egli stesso definisce in modo meno immaginoso e più scientifico come "abolizioni del modo di produzione capitalistico che si operano ancora nel quadro del modo di produzione capitalistico, ossia contraddizioni che si autoaboliscono e rappresentano manifestamente dei semplici punti di transizione verso una nuova forma di produzione" – e cita le società per azioni e il credito a proposito dell'utopista Saint-Simon.
[18] Cf. i capitoli su Lavoro produttivo e improduttivo nel VI capitolo inedito del Capitale, e nel IV libro del Capitale (Teorie sul plusvalore). I sindacati avranno un ruolo importante nel processo di appropriazione dello sviluppo intellettuale della società a profitto delle masse nella produzione. Come scriveva Lenin commentando i Manoscritti parigini di Marx in cui è trattata la questione dello sviluppo onnilaterale di tutti gli individui nel comunismo, i sindacati saranno il mezzo di trasformazione dell'economia e degli uomini al momento del passaggio dall'appropriazione privata all'appropriazione generale: "Con la mediazione di questi sindacati di industria, si sopprimerà più tardi la divisione del lavoro (dunque in classi) tra gli uomini, e si passerà all'educazione, istruzione e formazione (nella società e nella produzione, e non più nelle scuole specializzate) di uomini universalmente sviluppati, universalmente preparati e IN GRADO DI FARE TUTTO". Cf. L'estremismo malattia infantile del comunismo, cap. VI, Devono i rivoluzionari lavorare nei sindacati reazionari? Il ruolo dei sindacati nell'abolizione del salariato e dell'idiotismo di mestiere è trattato alle pag. 51-61 e 82-85 del nostro precedente testo: Critica della corrotta prassi dei sindacati, vol. II, che raccoglie numerosi testi di Marx-Engels sul Sindacalismo, in parte inediti in italiano.
[19] Cf. Engels, AnthDühring, sez. III, 2, Elementi teorici del socialismo.
[20] Cf. Marx, Grundrisse, cit, p. 278.
[21] Cf.   Marx,  Grundrisse,  cit,  p.   635. Il capitale impiegato nelle false spese di circolazione è sottratto alla produzione, il cui allargamento è ridotto d'altrettanto.
[22] Nel suo Discorso d'Elberfeld, Engels dimostra che il mercantilismo non solo esige una circolazione monetaria e mercantile che non ha niente a che vedere con il valore d'uso e con l'utilità del produttore o consumatore, e che può essere dunque puramente e semplicemente eliminata nel comunismo, negazione del denaro, dei valore di scambio e del mercato, ma anche che esso comporta trasporti inutili che obbediscono a moventi d'interesse monetari e speculativi. Dimostra, inoltre, che la distribuzione degli uomini in comunità umane, che si sostituiranno alle piccole unità familiari e alla divisione fra mostruose città e barbari villaggi, semplificherà al massimo la circolazione anche dei prodotti e degli uomini così come la loro attività.
[23] Cf. Marx-Engcls, La Critique de l'Education et de l'enseignement, Ed. Maspéro, Parigi 1976, p. 5-46.
[24] Il lettore potrà trovare nella raccolta di Marx-Engels sulla Società comunista (Ed. Maspéro) i testi originali del marxismo sul socialismo. Ci limitiamo qui a menzionare alcuni problemi, come ad es. la svalorizzazione del capitale, che, nella stessa raccolta è sviluppata più ampiamente ai capitoli: Svalorizzazione nella circolazione e tramite il macchinismo; Svalorizzazione del capitale e sviluppo delle forze produttive; Svalorizzazione della terra e dei mezzi di sussistenza e svalorizzazione della forza lavoro. Così, l'abolizione del denaro sopprimerà la perdita di ricchezza implicata dal capitalismo che deve   produrre   il   denaro   per   rappresentare duplicemente  il valore  delle merci. Il comunismo sopprimerà la svalorizzazione e la fonte delle crisi legate al fatto che, nel processo di circolazione del capitale (che  ingloba il mercato, indi il processo di produzione, poi di nuovo il mercato, ecc), la merce prodotta deve trasformarsi in denaro che acquista in seguito le merci (materie prime, strumenti e forze di lavoro) necessarie al nuovo ciclo di produzione. Questo determina la specificità della circolazione e della produzione sotto l'economia mercantile del capitale e provoca, per ciò solo, consi­derevoli false spese, e addirittura la possibilità per il capitale prodotto di svalorizzarsi completamente, se ad es. non trova compratori sul mercato, o se deve attendere un certo lasso di tempo prima di poter iniziare un nuovo ciclo di produzione, lasso di tempo durante il quale del capitale produttivo viene a trovarsi inutilizzato.
[25] Cf. Engels, Anti-Dühring, sez. III, 3 fine.
[26] Cf. Marx-Engels, La sacra famiglia, cap. IV, 4, Glossa marginale critica n. 2.
[27] Cf. Marx, La guerra civile in Francia, 1871, cap. III.

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