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Le controverse storie di Giuseppe
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 6 dicembre 2012
UNA SETTIMANA DI BONTA'
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L'OMISSIS 
Giuseppe non aveva detto tutto ciò che aveva da dire sul sogno del Faraone.

Precisamente tacque la causa stessa della carestia annunciata; voleva serbarla per la sua famiglia.

La colpa degli egizi era racchiusa tutta nella cifra del 7, che, come un corvo irascibile, poteva devastare i campi di grano oppure concimarli nel volo escrementizio e renderli fecondi. Giacché il 7, da sempre, pretende il rispetto degli uomini: Giuseppe lo sapeva ma non lo disse.

Se per sei anni consecutivi gli egizi avessero spillato da terra, bestie e uomini abbondanza di beni, e senza dar tregua al mondo tuttavia anche nel settimo anno avessero preteso altrettanto, per altri siccessivi sette anni dovevano affliggersi nella penuria; poiché Dio stesso, invece, nel 7 si era riposato.

Giuseppe lo sapeva ma non disse che ogni cosa dell'ecumene doveva riposare un anno intero per godere poi dei frutti raccolti negli anni di fatica.

Sigillata nel fondo buio delle tende tribali durante i lunghi anni della cattività in Egitto, questa sapienza segreta giunse intatta fino a Mosè, che la svelò solo quando il suo popolo liberato raggiunse il Sinai, e non poteva più tornare indietro.

Con la voce stessa di Dio solo allora Mosè rivelò che il perpetuo lavoro era il gran peccato che agli egizi cagionava l'espiazione della carestia. E con il dito fiammante incise il comando di santificare il riposo - come è scritto in Esodo 16.23, 20.08 e 23.10.

Anche Giuseppe, invero, fu punito per non aver chiarito subito la cosa.
Per proprio tornaconto e far carriera a corte volle tacere la buona novella dell'Ozio; ma  la sua stessa gente venne poi presa nella trappola alimentare per patire assieme ad Egitto la servitù infaticabile delle larve. 

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