LETTERA DAL CARCERE

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Lunedì, 2 novembre 2015
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arteideologia raccolta supplementi
nomade n.11 dicembre 2015
COME STANNO LE COSE
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Cara madre, cari amici,
la visita di alcuni esponenti del Comitato, che ho ricevuto qui in carcere, è stata utile anche per concordare con la Direzione una serie incontri settimanali. Potete immaginare il mio sollievo. Tutto ciò che è necessario riferire sulla faccenda che ha coinvolto me e i compagni della frazione potrò comunicarlo direttamente e non più tramite le lettere a te e ai nostri più familiari.
Questo accomodamento amministrativo mi permetterà di scrivervi più liberamente, evitando argomenti dannosi per la vostra serenità, oltre che per la mia (insidiata sempre dal mio personale gattino, ravvolto su sé come una molla pronta a scattare se non lo tengo a bada).
Intanto sappiate che gli esercizi fisici con i pacchi di riviste che mi avete fatto avere mi hanno fatto recuperare il tono fisico che avevo perduto.
Temevo che sarebbe potuto sparire completamente se solo mi fossi abbandonato all’entusiasmo digitale. Sarebbe stato come un abbandonare la materia di cui tuttavia sono fatti i sogni…
Potevo difatti fare ginnastica sollevando il tablet che adesso qui sostituisce il peso di tanti sogni stampati su carta?
Di tutti quei sogni rimane solo l’inconsistenza e lo sgomento… Forse è proprio da questo svanire che i sogni attingeranno l’energia necessaria per riappropiarsi non più la carta e l’immagine ma direttamente la base reale e la carne viva dell’uomo…
I sogni, ho detto?
Certo, da troppo tempo tutti noi sappiamo come mettere a posto i sognatori e trattare lo spaccio dei loro “i have a dream”. Capirete dunque che non sto parlando affatto di qualcosa che nasce e risiede nella testa di un dormiente (che neppure arriva a concepirla come una Atena in quella di Zeus, il quale era ben desto quando si fece spaccare il cranio per farla uscire da lì dentro e schierarla nella sua lotta contro i Giganti).
In testa rimane sempre qualcosa di mitico che preme per uscirsene in qualche modo, come Atena da Zeus così Prometeo o Sisifo per noi…
Ognuno lì dentro tiene anche qualcosa in serbo per sé; e se io non ho sogni in testa sapete che ho però la mia bestiolina di rincalzo, da tener calma scrivendo cose qualsiasi.
Così ora dirò di qualcuno che potrebbe alleviare il tedio del mio ozio forzato.
Intendiamoci: tanto diffido dei sogni quanto confido nell’ozio. Tuttavia, come ho sofferto per la mancanza di roba pesante per la ginnastica, soffro anche a non produrre qualcosa di concreto con le mie mani.
Sapete che ho matite e fogli di carta, ma è  vietato tenere in cella vernici e pennelli.
Ebbene: è spuntato all’orizzonte (desolato) un certo detenuto che lavora nella sartoria del carcere. Sembra che potrebbe procurarsi pezze e ritagli colorati di stoffe; e le guardie non farebbero troppe storie per farmele avere in cella.
Credo quindi di potervi annunciare che molto presto mi metterò a imbastire qualche composizione colorata utilizzando l’ago e i fili colorati di cui dispongo. Sono sicuro che questo farebbe bene alla mia salute, né più né meno degli esercizi fisici di ginnastica.
Per il momento la prospettiva di poter svolgere un lavoro manuale ben stabilito mi procura un gran sollievo, anche se non arrivo ad immaginarne i risultati. Avranno forse l’aspetto di pannelli decorativi piuttosto che di opere di pittura; ma uno può anche preferire di essere un sarto se van Gogh preferiva essere un calzolaio…
La pittura si farebbe con la virilità di un pennello da impugnare? mentre queste mie imbastiture risulteranno probabilmente come degli ordinari manufatti domestici… diciamo pure femminili?...
Una pittrice degli anni sessanta mi disse che si era messa da poco a fare opere usando le stoffe e il ricamo per poter esprimere il suo "femminismo militante"; eppure quella tizia sapeva bene che quegli stessi materiali e abilità riservate alle donne io li avevo usati molto prima di lei - e non certo per esprimere il mio "comunismo militante" (che avrebbe necessità di esprimersi con modalità tutt’altro che estetiche)…
Insomma: al diavolo i cretini.


Carcere di Soletude, lunedì 2 novembre
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